Dream Company – The Wildest Season

Seguiamo il percorso artistico di Giulio Garghentini ormai dal 2013, quando per la Tanzan Music di Mario Percudani pubblicò il suo primo album solista Believe. Già all’epoca portava avanti parallelamente un progetto Tribute di Bon Jovi con i suoi Dream Company, un gruppo molto affiatato con il quale ha girato per lo stivale in lungo e in largo, nonché in tutta Europa, in 13 anni di attività. Con più di 600 concerti alle spalle, finalmente la band – composta da Stefano Scola al basso, Davide Colombi alla batteria ed Enrico Modini alla chitarra e al piano – ha raggiunto una maturità tale da voler iniziare a camminare con le proprie gambe sul fronte compositivo, proponendo del proprio materiale completamente inedito che in questa recensione proveremo a raccontarvi.

L’hard rock melodico che contraddistingue il sound della band è d’impatto immediato grazie ad alcuni elementi chiave: il gruppo è granitico e suona come una macchina da guerra ben rodata, mentre la versatile voce di Garghentini conferma di non aver perso nulla dello smalto che ci fece apprezzare il suo ottimo lavoro d’esordio. Le melodie sono radiofoniche e, già al primo giro, lasciano il segno. E così, ascoltando The Wildest Season ci si può piacevolmente sorprendere di come, pur evocando chiaramente il periodo degli anni 80 che vide il massimo successo (non so perché, ma il primo nome che mi viene in mente sono i Van Halen) dello stile di riferimento, resti un lavoro fondamentalmente dal suono fresco e intrigante. In effetti lo scatenato primo singolo Days in blue, un pezzo di cui avevamo recentemente annunciato l’uscita, aveva già legittimamente alzato le aspettative sul disco imminente, grazie ai riff a ripetizione e agli acuti del citato frontman. Dopo averlo ascoltato, possiamo dire che le attese non sono state tradite affatto, perché le belle canzoni sono numerose. Il pezzo che preferisco in assoluto è una mini cavalcata elettrica e s’intitola Revolution (scritto da Garghentini e il produttore Percudani), scelto direi con lungimiranza come secondo singolo. La prima parte del brano, con una sezione ritmica incalzante, toglie il fiato e già immagino la goduria nell’ascoltarlo al più presto in auto, a tutto volume e a tutta velocità. La chitarra elettrica di Enrico Modini sferraglia virtuosismi a profusione, mentre il refrain è letteralmente avvolgente. Le tastiere sono ben dosate e forniscono al brano lo sfondo perfetto per regalare agli ascoltatori un episodio realmente memorabile.

Sul fronte delle ballate si distinguono due brani in particolare il primo dei quali è la morbida Scared to be loved che inizia con suoni acustici per poi virare presto verso sentieri più rock. Qui la voce di Giulio suona come una carezza ed è ancora più facile apprezzare a pieno la sua limpidezza, che ne contraddistingue il timbro. L’altra è la cullante Land of freedom piazzata nella seconda parte un po’ come si pianta un albero in un’oasi, quasi a riprender fiato dopo un ritmo serrato senza tregua. Ritmo che il finale di Liars ribadisce, coerentemente con questa ondata di emozioni forti che domina queste Stagioni “ultra-selvagge” della Compagnia del Sogno, incorniciando un esordio col botto al quale sicuramente faranno seguito altri capitoli, speriamo altrettanto avvincenti.