Dubby Dub “Rock ‘n’roll head”, recensione

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Con Rocknroll head inizia per Music on tnt una nuova collaborazione con la ALKA record label, e se il buon giorno si vede dal mattino, mai esordio fu più soddisfacente.

L’etichetta indipendente, dal 2005 “dedita alla promozione e crescita di artisti nazionali emergenti”, nasconde dietro al suo vortice nero un edotto management ed un attento ufficio stampa, abile nel muoversi in questo oceano di proposte. L’accuratezza e la precisione del contatto avvenuto qualche settimana addietro, unito ad un press kit preciso e ben strutturato, denotano oltre ad una passione intrinseca, anche una professionalità non così facile da trovare nel panorama delle label nostrane.
Se poi valutiamo l’abilità dell’ala denominata Alkanetwork, visitabile anche sul sito ufficiale, ci si potrà rendere conto di come la distro venga funzionalmente definita attorno ad una capillarità di intenti molto accurata.

Ma se tutto ciò fosse appoggiato ad una carenza artistica, saremmo di fronte al classico castello di sabbia, pronto a svanire alla prima folata di vento…ed invece eccoci a parlare dei Dubby Dub e del loro ritorno alle stampe dopo alcuni anni di soffitta. La band, nativa del Ferrarese, esce infatti da quel cassetto in cui è stata archiviata per quasi un lustro, dopo aver visto la luce procreatrice di Mauro e Andrea Pulga, ancora oggi solida base della band. Il quartetto rappresenta, al pari dei sottovalutati Lombroso, una mosca bianca del panorama italiano, in quanto, come si legge sull inlay cartonato, “NO BASS WAS PLAYED ON THIS RECORDS”. La sezione ritmica, tutta sulle spalle di Enrico Negri, offre un’incredibile dose di note ben amalgamate alle tre chitarre, alle quali ultimamente si è aggiunto Flavio Tomei.

Un disco che cromaticamente rimanda al movimento mods, ma che in realtà nasconde un incredibile e massiccia dose di stoner e rock and roll nei suoi 34 minuti folgorati, che lasciano sul finire la voglia di iniziare nuovamente da capo.

Il disco si apre con Do it or let me go un ottimo biglietto d’ingresso, interposto tra grezzo garage e sporco rock d’oltreoceano, tra partiture semplici e brevità compositiva, figlia delle Ramones rules che sembrano ritrovarsi anche nel songwriting semplice, scarno e dal chorus ripetitivo:

if you go tomorrow
i stay here today
if you feel the sorrow
i won’t be ok

do it or let me go
do it or let me go
do it or let me go
do it or let me go…

Uno dei punti forti del quartetto sembra essere poi la tonante voce narrante che in The head offre il meglio di sé, per un brano che piacerebbe molto a Lemmy per il suo heavy sound introduttivo e a Kurt Cobain, visto che il richiamo al Nirvana sound è palese e naturale come in Revolt Party prima e in The hand poi. Non mancano sensazioni QOTSA con lo stoner di In-coming disaster e nella sorprendente Think ‘bout your health. A completare questo convincente compendio di rock si adoperano anche sentori surfer tipizzati in Whant you save yourself, in cui il clapping hands e le backing vocals di Mirco Gargioni e Sandro Grassi riescono a esplorare territori differenti come la più posata e pulita I’m ok.

Un disco convincente, dal groove piacevole e dalle idee facili, ma sostanzialmente perfette.

Tour

02/04 PRESENTAZIONE CD + Speedjakers @
PATCHANKA, Pontelagoscuro, FERRARA

08/04 + Speedjackers @
BACCO TABACCO, Fara Vicentino, VI