Ed

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Sono passati pochi mesi da quando Music on tnt ha avuto la possibilità di commentare con favore ponderato l’ultimo mini extended played di ED (Desert Beyond), alias Marco Rossi, anima fondante del progetto sonoro arrivato al nuovo full lenght edito dalla Vulcanophono.
Il nuovissimo One Hand Clapping (or the Lp with one sound), oltre a possedere un titolo follemente zappaista, ci invita ad un nonsense citato negli scritti di Jerome David Salinger, al quale la tracklist si ispira.

Dodici racconti brevi in cui si ritrovano i temi che, oltre a lambire le convinzioni religiose dello scrittore, si assestano attorno a opinioni e condizioni filosofiche ben racchiuse nella suo voler comunicare l’incomunicabilità. Giochi di parole (See more Glass) e citazioni velate (Banana Song) caratterizzano il viaggio indie pop di Ed, sviluppando con armonia l’inevitabile attitudine sonora palesemente legata al trentennio ’60-90; infatti, come afferma l’artista stesso, in questo platter emergono spezie vintage rivisitate con uno sguardo attuale, accompagnato nel suo svilupparsi da Paolo Rossi e Ivan Borsari, anime suonanti per questa new release, che mantiene solo parzialmente ciò che i precedenti Ep avevano promesso.

Ad aprire il disco è So Called Shoulders, in cui la voce philcolliniana dell’autore ci introduce all’interno di un posato e ragionato mondo alternativo, capace di ammaliare lo sguardo dell’ascoltatore tanto quanto una notte autunnale definita dal rasserenante pensiero in preda al disorientamento tra i meandri di una città silenziosa. Il transitorio brano apre poi al battito cardiaco costruito attorno alle pelli di #8, perfetta nel suo andamento chitarristico e (senza dubbio) in grado di far respirare un’intrisa psiche lo fi.

Il registro subisce poi una chiara dichiarazione d’intenti con Missing the point, virata brit pop che non disdegna le reminiscenze Belle and Sebastian, per un esasy listening piacevole e accattivante al pari delle movenze acustiche di Banana song. Spesso però sono le toniche a fungere da orientamento sonoro, tra spensieratezza solare (Message received) e sensazioni cantautoriali (Sybill and Murriell), anche se talvolta l’intento non rende appieno, proprio come capita nelle tracce fuori fuoco See more glass e Your simphony.

Tra i brani migliori dell’album possiamo annoverare l’armonia indie pop di Don’t shake you e la viaggiante It wouldn’t be the same, convincente road soundtrack dal sapore retrò, in cui la voce si appoggia alla chitarra in overlay, innestata su di un tracciato funzionale nei suoi intarsi di tastiera. A chiudere il disco, troppo diluito nel suo sviluppo, è la cangiante Down the shades, che sigilla l’ossessività precisa di Changes and staff, capace di dimostrare come questo One Hand Clapping (or the Lp with one sound) sia un album a cui dare comunque credito.