Ekat Bork

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Sono qui adesso. Ecco cosa significa Yasπyes, nuova titolazione scelta da Ekat Bork per la sua nuova fatica, promossa in Italia da Blob Agency, pronta ad accogliere gli sguardi gelidi della ricercata ed eclettica artista siberiana. Il disco, edito da Ginkhobox-World-Motor Music, ci racconta attraverso 13 (+1) tracce un mondo vissuto che, pur partendo dall’inquieto paesaggio transiberiano, arriva ad attraversare paesi e paesaggi che fungono da background alle delicate narrazioni per le quali l’ascolto attentivo appare elemento essenziale per riuscire a percepire sfumature e cromatismi di un itinerario complesso ed introspettivo.

Elegante, gradevole e visionaria, l’impostazione elettronica del disco viene (ri)definita da spigoli vocali pronti a fondersi alle armonie sognanti di una serie di tracciati che riescono a modulare l’intersezione tra pattern sintetici ed aperture pop (Happiness), sino a giungere a striature dancefloor rese claustrofobiche e a tratti oscure dall’algida e particolare voce narrante. Un viaggio accurato attraverso paesaggi sonori, ideali nell’intento di abbracciare estratti nuvolari e sognanti, proprio come dimostra la straordinarietà emotiva di My Planetany, traccia in cui un pattern ipnotico e surreale si propone come habitat naturale ai talvolta scomodi giochi vocali.

I cambi direttivi , sempre legati ad un interessante fil rouge evocativo e narrativo, si abbracciano alle profondità ed ai virtuosismi di When I was oltrché ai giochi disturbanti di Zhazhda, in grado di mostrare il proprio lato easy dopo un’ottima intro, che confonde l’ascoltatore sino a portarlo attraverso giochi strutturali persi tra riverberi, tribalismi e reiterazioni.
L’album, narrato in prima persona, offre sin dal primo ascolto uno sguardo attento e descrittivo, posto tra aperture armoniche ed “Oscurità”, attraverso composizioni dalla moderata durata, in grado di esporre passaggi chitarristici e confini lontani (Jungletown) da attraversare con il coraggio di reinventarsi.

L’opera seconda di Ekat Bork si pone, dunque, sul medesimo itinerario del precedente Veramellious, continuando a mostrare e dimostrare una rara capacità espositiva che, nonostante alcune forzature vocali (The jump off the cliff) riesce a modulare la propria espressività straordinaria, che non eccede ma osa attraverso gli spigoli estranianti di Legal, a mio avviso una tra le track più interessanti. Una tracciato in cui anime elettroniche si uniscono non solo al post punk degli Public Image Limited, percepibili attraverso ripetizioni e dissonanze, ma anche mediante una linea vocale pronta a citare espressività a barre, poste al di sopra delle cripto futuristiche vie discorsive. La traccia, simbolo dell’ottimo full lenght, va infine verso l’ansiogena visionarietà conclusiva di Thank you che, assieme alla magnifica follia battente della bonus track (React), chiude un disco sorprendente, in cui orpelli e compromessi proprio non trovano posto.