Ex “Cemento armato”, recensione

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Il rock è musica da disadattati, persone che da piccole hanno sofferto molto, e non hanno superato i traumi infantili e li sfogano in questo sistema, non facendo musica, facendo rumore…

Nati nell’ormai lontano 1997, gli Ex tornano in sella al loro “spaghetti rock”, pronti a cavalcare una sorta di hard sound ricco di influenze. Un urlo che i quattro butei lanciano dal bordo di una strada qualunque, giungendo ad una opera quinta priva di compromessi, ma ricca di calore (pseudo) analogico.

Ad aprire il disco è un inatteso suono carpenteriano, reso vivo attraverso i venti lontani che arrivano dalle oscurità di una città confusiva, pronta ad eludere il frastuono sociale in favore di un “metallico” giro di chitarra, qui posto al servizio della linea vocale di Agostinelli che, assieme alla band, dedica l’anthem di resistenza e libertà a Marco Marini. La breve Overture si riversa poi sul granitico riff in pure rock di Weekend, traccia impreziosita da echi e un ottimo mood, ma penalizzata da un songwriting perfettibile, (forse) figlio degli anni’90. Il percorso lirico, fortunatamente, migliora invece in episodi riusciti come L’urlo, uno sguardo attento volto verso il mondo ultras che, nonostante l’essere vessato da assurde leggi, ancora (soprav)vive tra viaggi negati, canzoni e sventolio di bandiere.

Il quartetto dimostra, senza troppi fronzoli di mirare al mondo street, diretto e reale, in cui narrare il vissuto appare l’aspetto dominante. Un raro atteggiamento che a tratti mi ha ricordato il mondo degli Statuto, non certo per le sonorità, ma piuttosto per la modalità espressive e per l’atteggiamento vero e genuino che sembra contraddistinguere gli Ex. Ad avallare questo tipo di tesi è di certo La legge siamo noi, riuscito dipinto melanconico di un passato che ha vissuto la quotidianità, oggi avvilita dagli oneri. Il brano, riccamente calibrato attorno al riff di Stefano Pisani, va a d anticipare il calore della bass line, posta ad incipit di Sfiorando Icaro, ironico e straordinario collage dedicato al mondo degli Iron Maiden. La canzone infatti è curiosamente costruita mediante i titoli dei migliori Maiden, quelli che dall’esordio giunsero sino a Seventh son of a senventh son per poi perdersi nel prog.

Un’ironia pensata, che torna nei passaggi wave rock de Il Re e in I shot the chef, giocosa titolazione di un brano che scherza sulle mode culinarie della televisione contemporanea, per poi placarsi sulle note posate di Se fosse vero e Cane bastardo, deliziosa anima blues dal sapore Tarm. La composizione battente e ben definita, oltre a ricordare il mondo di Davide Toffolo (nella sua parte iniziale), si erge verso uno dei migliori apici espressivi della band veronese.

A chiudere il disco è, infine,Marziani,lunga traccia finale (8 minuti abbondanti) formulata attorno a venature che, per certi versi, sembrano ricordare alcuni passaggi Banda Bassotti, qui di certo edulcorati da riff ed intonazioni easy. Un approccio sonoro piacevole e trainante, che sfocia in un riuscito guitar solo ed un fade out giocoso, in cui il “rumore” del rock va ad allinearsi alla melanconia di una tromba solitaria, per poi giungere ad una désarpa, posta in antetitesi all’incipit di un interessante disco Rock…e lo scrivo con la erre maiuscola.

TRACKLIST

1. Fino all’ultima goccia disangue
2. Weekend
3. E’ Lontana Mezzanotte
4. Cane Bastardo
5. La legge siamo noi
6. Sfiorando Icaro
7. Il Re
8. Se Fosse Vero
9. L’Urlo
10. I Shot the Chef
11. Marziani