Eye to the telescope

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KT (pronunciato come Katie) Tunstall è una giovane – classe 1975 – cantautrice sbocciata dalla cittadina scozzese di St. Andrews e dal movimento folk Fence Collective; con questo disco d’esordio è diventata l’artista di maggior successo del gruppo e ha rivelato doti musicali che la rendono più appetibile per il grande pubblico di quanto non capiti di regola agli esponenti del cupo folk britannico.

All’ottenimento di questo risultato ha senza dubbio contribuito la produzione di Steve Osborne – che ha lavorato in passato con grossi calibri come U2 e Peter Gabriel – che ha saputo levigare le sonorità di KT, tanto che il disco ad un ascolto superficiale può essere facilmente confuso con uno dei tanti dischi mainstream che vanno per la maggiore, tipo Dido. Un ascolto attento rivela invece un’autrice autentica ed anche l’rresistibile singolo Black horse and the Cherry Tree mette in evidenza le radici folk di questa ragazza cino-irlandese che riconosce di dovere la sua fortuna alla famiglia che, adottandola, le ha dato la libertà e l’opportunità di seguire il suo talento musicale (il titolo dell’album è un omaggio al papà adottivo e alle notti passate con lui, che è un fisico, all’osservatorio astronomico).

Questo disco d’esordio presenta dodici canzoni – tutte scritte da KT – per 45 minuti di musica: oltre al brano già citato la vena felice della Tunstall è poi confermata da Other Side of the World e Suddenly I See, ma la profondità della sua ispirazione è meglio spiegata da brani come Universe & U o anche dalla canzone di chiusura Through the dark tutti momenti che fanno intravedere il potenziale straordinario di KT Tunstall, artista capace di unire sapori folk – specie nei testi – ad atmosfere jazz che mettono in luce la sua dimensione d’interprete vocalmente raffinata: va notato infatti che se le sue prime esperienze musicali si sono svolte in ambito folk la nostra KT afferma anche di aver iniziato a cantare ascoltando i dischi di Ella Fitzgerald.

Eye to the telescope contiene almeno tre brani che resteranno dei classici del repertorio dal vivo di KT Tunstall nei decenni a venire, e dico decenni perché questa artista non potrà che durare nel tempo: qui la stoffa non manca, il disco è bello ma dinanzi a un debutto coi fiocchi come Eye to the telescope l’impressione non può che essere che il meglio debba ancora venire.