Garaliya “Reforged”, recensione

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La label

Morte Records è una nuova ed interessante label elitaria, abile nel dar voce a quel lato oscuro dell’originalità. Un accento che urla di coraggio ed ardore, celato dietro al teschio positronico del logo, nel tentativo di estrarre dall’usuale un tetro elisir sonoro, avvolto tra le futuristiche trasparenze di un anelante aberrazione acustica.

Il disco

Tra le onde sonore della curiosa etichetta nostrana, ritroviamo il nuovissimo Reforged, sorprendente release dei Garaliya, duo elettronico pronto a trascinare l’ascoltatore verso scorci di normalità, mediate da sperimentalismi degenerativi, atti a deformare la tangibilità. Un sentiero iper-realista direzionato alla volta di un universo privo di armonie banalizzate.

Sette tracce di remix ufficiali del mondo indipendente e sotterraneo dell’Italia musicale, in cui l’approccio disorientante funge da lama dissezionante delle note, pronte a cavalcare marosi liberi e privi di compromessi.

Le tracce

A indicare la via della perdizione sonora è Glorification Of The Chosen One originariamente dei Lento. Un’overture di caratura, abile nel trasferire il piano dell’ascolto verso un avvolgente e profondo suono ossessivo, in cui sentiti deliri oscuri ci invitano verso impulsi sonori al servizio di ritmiche graduali e climatiche, arrivando a raccogliere le polveri di una partitura avvolgente e per certi versi desertica. Una struttura visionaria, pronta ad ospitare in uno dei suoi intenti concettuali, piccole essenze rumoristiche, pronte a vivere sul nereggiante pattern.

Una traccia ben bilanciata in cui il claustrofobico battito, pur rimanendo ancorato al proprio fulcro, si forma e deforma in maniera costante verso un minimalismo deviante, al servizio di una lunga suite introduttiva, pronta a rilasciare gocce nere e tecnocratiche, ben legate all’attacco di Human Genome Project degli Obake. Proprio l’inattesa visita ai voivodiani mondi paralleli, porta l’astante a vestirsi di futuristici impianti Asimoviani, definiti da una particolare distorsione narrativa, qui fagocitata da una surreale nebula sonora, che lambisce ambientazioni deliziosamente gore. Una sorta di riuscito incubo schizoide, da cui ci si erge con estrema difficoltà, proprio a causa all’uso mefistofelico di strutturazioni vocali perdute.
Il viaggio tra le onde nere di Lin & MzKy prosegue nel pieno rumorismo di Eel Boots And The Curse Of The Skinny Horses (Inferno). Un ampio sguardo marcescente di un mondo sintetico, in cui le eco ed i riverberi sembrano essere sintomatologie ferventi, al servizio di un’inevitabile follia, raccolta dalle infrastrutture sincopate e cripto-heavy.

Una mescolanza insana di sensazioni forti, proprio come dimostra l’anima tribal di Mighty Mombu, straordinariamente disturbante, ed il Nosferatu raccontato da Bruno Dorella e dalla Signorina Alos?, qui definito mediante un sintattico grigiore, determinato da riuscite vocalizzazioni inquiete.

Se poi un attentivo e poliedrico intreccio ipnagogico implode verso gli stralci sonori di Ultramorth , con Stigma degli Ufomammut ci si avvia verso la terminazione del full lenght, tra psichedelia e deformazioni nu-metal, talvolta trascinate con violenza verso un vortice gorgorotico, antro conclusivo di un viaggio privo di appigli.

Insomma un debutto che raccoglie sensazioni IDM, sperimental- tecno e rumorismo ponderato. L’unico mio rammarico è quello di non avere sottomano il packaging originale, senza il quale probabilmente l’opera viene privata di una buona parte della propria meravigliosa essenza.

Tracklist

1) Lento – Glorification Of The Chosen One (Garaliya remix)
2) Obake – Human Genome Project (Garaliya Remix)
3) Inferno – Eel Boots And The Curse Of The Skinny Horses
(Garaliya Remix)
4) Mombu – Mighty Mombu (Garaliya Remix)
5) OvO – Nosferatu (Garaliya Remix)
6) MoRkObOt – Ultramorth (Garaliya Remix)
7) Ufomammut – Stigma (Garaliya Remix)