I/O – Polytone

Polytone cd cover

I/O è input/output, on/off, vuoto/pieno, 1/0, in/out, bianco/nero, io, entra/esci, +/-. Cosi si presenta il quartetto di musicisti che si nasconde dietro la sigla I/O e così si può leggere nell’inlay del cd “Polytone”, che al medesimo tempo esprime una sorta di pura ed armonica dicotomia e un’incessante ricerca di complementarietà tra due parti. Questa biforcazione della realtà, sembra verificarsi nel brillante tentativo di cucire assieme l’eterno acustico respiro e la sinteticità delle chitarre elettriche, alle quali si unisce la voce di Reali, capace di “suonare” le sue corde vocali come un violino svisato.

Avrete capito, oh voi amanti del minimalismo improvvisato, che I/O è tornato, dopo tre anni di attesa. Il nuovo album, questa volta, vede la preziosa collaborazione tra Ebria Records e Fratto9under the sky records, che si sono adoperate nella realizzazione di un full lenght eclettico, voluto a seguito della felice intuizione di registrare in presa diretta l’opera, senza aggiunte di sovra-incisioni o di editing nella fase di post-produzione. Infatti, forti dell’esperienza live al fianco di personaggi come OvO, Uncode duello e Liars, gli I/O hanno permesso alla loro nuova creatura di vivere della sua genuinità e della sua rozzezza, all’interno di una naturale ampolla di destrutturata improvvisazione. In “Polytone” il concetto derivato dal free-jazz, si estende alla crudezza del minimalismo, che oggi più che in passato si concede licenze di ritmica, come esemplifica la traccia introduttiva, senza però risultare infedele al dogma da cui la sua natura nasce.

Le tracce presenti nel cd non hanno la necessità di essere battezzate con un titolo, proprio come è accaduto in “()” dei Sigur Ros. In entrambi i casi, si può tranquillamente parlare di sonorità che potrebbero appartenere ad un’unica suite musicale, visto il flebile limite tanto nebuloso, quanto le fotografie all’interno del piccolo booklet. Questo nuovo prodotto, distribuito dalla Jazz Today, riesce a sviluppare un particolare e unico immaginifico, che reputare coraggioso, risulterebbe stucchevole, a meno che voi non consideriate opere come Manderlay, Festen e L’age d’or come tali.