“Insta Rock” Andrea Gozzi, recensione

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“Una fotografia non è mai una resa oggettiva della realtà ma una presa di posizione, un messaggio, una restituzione di una parte di realtà che si vuol raccontare”

Chiusa la trilogia di Appunti Rock, Andrea Gozzi cambia veste grafica (ed editore) per ripartire nell’infinito viaggio della musica. Infatti, il musicista maremmano torna alle stampe con Instarock. Istantanee di rock da Jimi Hendrix ai Green Day”, per proseguire il discorso saggistico iniziato con i volumi pubblicati da Il Foglio Editore. Un’inevitabile proseguo narrato attraverso dieci piccoli cortometraggi d’autore, in cui la musica, intesa nella sua accezione più ampia, si incrocia con emozioni, politica, cinema, subcultura, generi e generazioni.

Il libro, edito da Overture Edizioni, apre le danze con Un disco. Anzi no, in cui lo stesso Gozzi racconta la non-genesi di album fantasma che Jeff Bucley, Ac/dc e Green Day avrebbero potuto o dovuto pubblicare. Un curioso inizio che trova poi lo sguardo del passato attraverso Uno strumento dedicato a Hendrix, e Ieri o oggi, in cui Manzotti torna ai Jethro Tull degli anni 70. Però, il libro inizia a decollare per davvero grazie allo stile narrativo con cui Lorenzo Mortai racconta le vicende del compianto Ronnie James Dio, qui in una versione destabilizzante:

Un lieve itinerario che da Mr. Padovana ci porta al particolare carattere di Richie Blackmore, tra diaspora e reunion. Tra le trecento pagine del nuovo volume, si arriva, inoltre, a disquisire di PFM e Peter Gabriel sino a giungere alla “traccia” (a mio avviso) migliore di questa ultima fatica coordinata da Andrea Gozzi: Ritratto d’artista. Il muezzin dell’apocalisse: John Lyndon e i Public Image LImited. Il capitolo, scritto da Michele Mingrone, partendo dalle follie iper-punk di Rotten arriva ad analizzare con lucidità l’evoluzione di un fresco sessantaduenne irlandese in grado di inventare (punk e newwave) e reinventarsi (Country life, I’m a celebrity…get out of here) tra insetti giganti e Filthy lucre tour.

Sulla stessa linea ci ritroviamo, infine, tra le note di Wonderwall, pronti a superare la cortina di ferro per rivivere la folle censura sovietica e la genesi dell’ormai famigerato “Parental Advisory” che ancora oggi conosciamo e riconosciamo.

Un libro pertanto vivo e ricco di spunti con cui ritornare a pensare in maniera rock.