Iommi L’abbraccio, recensione

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L’abbraccio è quel cerchio di due metà che fanno un intero, due essenze che si fondono, parole e musica che diventano una cosa soltanto. Due lati di una medesima medaglia, qui rappresentati da Alessio Iommi, deus ex machina del progetto, e Francesco Sciarrone, polistrumentista di Shadow Line e Formanta.

Il combo, stretto attorno ad un interessate project Pop-lo-fi, giunge oggi al full lenght di debutto. Un lavoro che sembra voler parlare ancor prima di essere ascoltato, grazie all’ ottimo lavoro di cover art confermato dal booklet “museiano”, in cui l’unico neo appare la scelta di un size decisamente troppo minuto, in grado comunque di raccontare l’accurato songwriting attraverso metaforiche ridondanze visive, strettamente legate all’ Embrace di The Pier Group.

L’album rappresenta una sorta di onirico viaggio verso l’impressione della paura, dell’indecisione e dell’illusione “(sur)reale”, raccontata nell’overture da una linea di cantato veloce, abbracciata a riff portanti in grado di chiudere fuori le distrazioni. Una stretta allegorica dall’anima indie, espressa attraverso le mescolanze idiomatiche dedicate a Silvye Vartan in Toute ma vie, in cui gli accenni noir e le espressioni in battere aprono velature vintage, pronte a proiettare spezie Baustelle sugli anni ‘90, mediante sampler pensanti e armonie ammalianti.

Il platter, arrivato a noi tramite la sempre attenta distribuzione Lunatik, sorprende e destabilizza attraverso le sensazioni diversificate di Maria , che per certi versi richiama l’arte espressiva di Ivan Graziani, e (soprattutto) mediante Il colore della notte , straordinaria e pacifica poesia musicata, in grado di colorare i nostri silenzi osservativi. Sulla medesima linea creativa annoveriamo inoltre la semplicità sonica di Nuova stagione , la cui struttura classica, diretta e genuina appare in grado di entrare subito nella mente dell’ascoltatore, attraverso i back voice e la sua facile armonia dettata dalla sei corde.

Se poi le sensazioni cavalcanti e polverose de Il Secolo sintetico riportano in auge sentori pop west, a chiudere l’album sono la ghost-rock track e le percezioni anni ‘60 di Venus, finale che, nonostante alcune perdonabili sbavature, conferma lo spessore di un disco che sorprenderà gli amanti delle facili armonie.

Una stabile “nuova dimensione” artistica, in grado di creare una sincrasi tra l’approccio popular e vocazioni alt, mai cedute all’eccesso, ma sempre ancorate al mondo easy listening.

Tracklist

1. Surreale
2. Toute ma vie
3. Nuova dimensione
4. Maria
5. Nuova Stagione
6. Il secolo sintetico
7. Il colore della notte
8. Venus