Maria Forte “Carne”, recensione

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Quando arrivano in redazione dischi senza copertina…mi rendo conto di faticare ad articolare i pensieri; un poco come Jack Torrence mi ritrovo davanti al cursore pulsante dell’editor di testi. Nulla esce dalla tastiera. Scrivo, cancello, riscrivo. La cover art, per chi come me sostiene da anni l’inevitabile e necessaria commistione tra l’arte visiva e quella musicale, appare essenziale quanto il booklet.
Ma dalle difficoltà nascono le migliori idee…

Mi faccio forza e inizio l’ascolto, pur privato del punto di riferimento, e per una volta mi adeguo al solo suono delle casse, evitando, come di consueto, il contatto virale con la rete, dove di certo troverei la copertina, ma sarei tentato di leggere qualcosa che potrebbe traviare i miei pensieri.

Inserisco il disco

Ad aprire i miei disorientati dubbi è un corposo riff tagliato da una vocalità calda e suadente, genuinamente appoggiata sui pattern drum’n’ bass di Sono Pefetto, traccia di lancio pronta ad evolvere e maturare in un chorus tirato in battere. La voce di Forte, che a tratti ricorda Marco Cocci, proprio come accade nell’incantevole Autonomo, si erge dalle venature post grunge, mostrando come il disco stesso possieda un’invidiabile cura per i dettagli. La perfezione dei volumi e gli arrangiamenti diversificati si impreziosiscono tra in Intelaiature sonore disturbanti ed elettrificate, in cui la chitarra distorta trova uno spazio calmierante attraverso enclave sonore inattese, pronte ad esplodere nell’emozionalità di un brano vincente.

Sulla medesima onda troviamo i sentori Muse della titletrack e l’heavy stoner di Jagar, i cui vortici lessicali inducono lo spettatore verso un turbine sonoro, tra cambi e beat basici che maturano nelle cavalcanti melodie retrò di Maciste contro Maciste. Maria Forte sembra inoltre non dimenticare il suo animo underground attraverso spezie electro rock (Tornerò fantasma) e cupezza inquieta ( Il Gatto Di Schrodinger ) che emerge in maniera naturale tra le chitarre pulite di Tutti se ne vanno via, lirica aperta, al pari di Mostro, al docile mondo di Moltheni.

Il disco è terminato

Mi ritrovo a pensare al disco come una piccola opera che sembra volersi assume la responsabilità di tracciare un sentiero musicale complesso e diversificato, in una lotta contro al banalità (Zyklon B).

Inserisco il disco (nuovamente) e lo riascolto… libero dai doveri del recensore.

Track List
1- Sono Perfetto
2- Autonomo
3- Jargar
4- Bisogno Di Te
5- Una Dei Miei Tarli
6- Il Gatto Di Schrodinger
7- Carne
8- Zyklon B
9- Tornerò Fantasma
10- Maciste Contro Maciste
11- Locusta
12- Mostro
13- Tutti Se Ne Vanno Via