Mongoose/Jahbulong “Split Series #1”, recensione

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Non amo gli split album.
Adoro le proposte della Go down Records.

Quindi, ora, sono di fronte ad un dilemma…visto che l’etichetta di Savignano sul Rubicone ha deciso di battezzare una nuova collana di vinili colorati, in cui si incontrano due realtà similari. Così, Mongoose e Jahbulong si ritrovano a condividere i due lati di un LP marchiato da una splendida cover art, nella quale cromatismi lievi e dinamici metaforizzano le onde sonore di un mondo stoner, qui vissuto e visualizzato da due soggettive dislocate. Un doppio punto di fuga in cui convergono le note inizialmente disegnate all’Altroquando di Treviso. Proprio sotto gli aculei del bianco drago le due band hanno cercato in maniera naturale di convogliare i propri istinti musicali ricreando su disco una sorta di sincrasi emozionale.

Ad aprire il disco (lato A) sono i Mongoose, trio ispirato da rock vintage, dirty blues e stoner, estratti sonori di tre musicisti che sembravo vivere in maniera viscerale le proprie partiture, proprio come dimostra l’iniziatica Berserkr, in cui distorsioni in overlay definiscono la profondità di pattern reiterati ed avvolgenti all’interno dei quali la batteria di Serena Zocca gioca con ritmica induttiva, pronta a portare l’ascoltatore verso una linea di cantato non sempre impeccabile, ma di certo adeguata ed evocativa, pronta a perdersi tra i guitar solo, fagocitanti e ben calibrati rispetto alle granulari toniche.

La band prosegue poi il suo percorso con gli stop nd go di Inertial Absorber, piacevolmente legata al rock di fine anni’70 e l’impronta doom stoner di The fall (forse ed) inevitabilmente considerabile l’apice espressivo di questa prima parte del disco. La timbrica narrativa riesce a farsi più corposa e convincente, mentre le dilatazioni musicali aprono lo sguardo su spaziosi riff pronti a riversarsi sulla conclusiva Knowledge is not solution, i cui spigoli modernisti risentono di influenze passatiste, mostrandosi però rivisitate attraverso una contemporanea impronta compositiva.

Quando la puntina striscia verso il centro del vinile è ora di cambiar lato e far la conoscenza degli Jahbulong; ma per incontrarli dovrete discendere qualche scalino verso gli inferi. Il sound claustrofobico e occluso si macchia di nero e fuliggine. Preparate quindi gli occhi ad un suono più diluito, distorto e ribassato perché la promettente band veronese chiude i varchi della luce mostrandosi snaturata e ammaliante. La composizione del lato B, infatti, sembra vivere di armonie scomode, ma al contempo trainanti, in cui ( Black horses run) il mondo appare sospeso tra realtà e piano onirico. Da qui si riparte per i riflessi ombrosi di Green Walls e per la quasi perfetta River of fall che, attraverso un suono coerente, mostra come la verve compositiva della band vada a sposarsi alla presenza scenica di una linea di cantato figlia del grunge anni ’90, in grado di mostrare una via pericolosa da imboccare…quella dell’underground.

SIDE A – MONGOOSE
1. Berserker
2. Inertial Absorber
3. The Fall
4. Final Exodus
5. Knowledge Is Not The Solution

SIDE B – JAHBULONG
1. Black Horses Run
2. Green Walls
3. River Of Fall