Mosè Santamaria “Risorse Umane”, recensione

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Idee.

Nascono idee complesse, scomode e a tratti pretenziose… ma sempre idee.

Così sembra voler far trasparire Mosè Santamaria, promettente cantautore genovese che, sin dalla cover art del suo nuovo disco, palesa archetipi e strutture pronte ad aprire sguardi rivolti ad un infinito libero e nuvolare.

Il disco, basato fondamentalmente su stilemi cantautorati, appare posto tra la ricerca lessicale e ritmi tutt’altro che immediati; sviluppi sonori minimali, ma al contempo piacevoli nel loro arrampicarsi su toniche diluite e su pattern sviluppati per destare emozioni.

La linea vocale, pronta a sdoppiarsi in maniera funzionale al narrato, si erge con naturalezza su giochi easy e aperture sonore, che portano A Nizza (non era amore) , in cui i sampler si uniscono ad un’inattesa anima electro-pop, figlia illegittima dei furono anni ‘80. Gli occhi sintetici, mescolati a cornici distorte, si palesano poi sui battenti tempi narrativi, fino a condurci ad un riuscito (ma ahimé breve) spoken words in Offlaga style.

Il phatos narrativo si acuisce poi con Come gli Dei racchiusa tra le sue eco ridondanti e le sue impronte intellettuali, di cui sembra volersi vestire per poi evolvere verso L’altra parte della città. La traccia, silente e scarnificata, continua a raccogliere storie in grado di restituire un mash-up ideale tra verismo e visionarietà, in cui entrare consapevolmente.

L’eccessiva ricerca di lemmi e concettualità metaforiche (percepite soprattutto durante i primi ascolti) però sembra privare di quella immediatezza talvolta necessaria, mancanza di certo mitigata da sonorità piuttosto lontane dalla banalità, proprio come accade con la riuscita i love you Marzano, struttura gucciniana in grado di fungere da collante tra la mia Sampierdarena e I colori di Francoise.

A chiudere il mondo vissuto, osservato e narrato da Santamaria, sono infine i “Compromessi e le chiacchiere dal bar”, minimale e grazianiana traccia vintage, abile nel modificare l’andamento strutturale di un disco coraggioso e spigoloso, piacevolmente ricco di riferimenti genuensi.