Non “Sancta Sanctorum”, recensione

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Sono tornati i NON.

Sono tornati con l’intento di portare i propri astanti tra le braccia della loro tenebrosa oscurità.

A poco più di due anni da Sacra massa, la band gigliata ritorna a celebrare la propria claustrofobica visività, attraverso l’occludente e cupa espressività di Santa Sanctorum. Dieci tracce in cui emerge ancora una volta la nuova onda nera, data a battesimo dal introduttiva titletrack, intro figurativo di un album che trova il suo giusto varco in Bukowski piange, omaggio velato al più spigoloso Lindo Ferretti.
I movimenti cripto post-punk trovano poi il sapore amaro e ridondante di Tutto il mondo sotto un sasso, straordinario anthem nereggiante che si propone come naturale contraltare alle aperture di Così felice, interessante composizione forgiata nel new wave di inizio anni ‘90.

L’argomentazione ricca di sfumature si erge poi su ottimi cromatismi in grado di alimentare percorsi ipnotici d’impatto reale, proprio come dimostrano i labirinti del La tela del ragno e la diluizione della Sostanza, in cui appare la voce narrante di Luca Barachetti.

Tra brani più interessanti sembra palesarsi il coraggio citazionistico di Come l’ombra, devastata e scarnificata coverizzazione d’altri tempi, che inevitabilmente richiama l’ambito cantautorale de Il lungo addio. Sulla medesima linea espressiva, infine, non si può certo dimenticare la straordinarietà de La paura, atto di chiusura ideale per mostrare sin dal primo attentivo ascolto una sincrasi naturale tra minimalismo retrò e animosità ipnotica, vertici di un’attesa e riuscita conferma.

Tracklist

1. Sancta Sanctorum
2. Bukowski piange
3. Tutto il mondo sotto un sasso
4. così felice
5. La tela del ragno
6. Come l’ombra
7. Ancora resto
8. Sostanza
9. Reti e pareti
10. La paura