Parcher “Arc”, recensione

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I Parched altro non sono che l’ennesimo felice spin off della poliedricità compulsiva di Eraldo Bernocchi, deux ex machina dei furono Sigillum S, E.o.E, Simm e Somma. Proprio ai Sigillum S dobbiamo far risalire il germe seminale di questo magnifico esordio discografico, che si cela dietro ad un titolo semplice ed ermetico: “Arc”. Infatti è proprio con “23/20” che si concretizza il matrimonio artistico di Bernocchi con Davide Tiso, assieme al quale l’artista decide di dar vita a nove elaborazioni musicali poste al di sotto dell’ombra fantasmagorica di quel futuristico e fantascientifico grattacielo della cover art. Il disco, nascosto in un buon packaging cartonato, evita di raccontare con troppe immagini la musica delle chitarre, in modo da non distogliere l’ascoltatore dalla sua opera immaginifica. Illusioni ipnagogiche e vivide sensazioni desertiche fanno da collante ad un mondo sonoro in cui la rara forza compositiva è ben distribuita attraverso un’inusuale visionarietà complessa e riflessiva.

Il disco si apre con il suono disturbante di “(mute) ant-hill”, perfetto incipit sonoro, fagocitato da un suono ambient-post rock che riesce a coniugarsi con abilità ai passaggi ciclici di una dolce chitarra. Un brano ipnotico che tra elementi soft noise e desolanti spaziature, determina la concretizzazione di una traccia ossimoro, ansiogena ma al contempo distensiva. Non troppo velati poi appaiono rimandi al mondo di “F#a#”, tanto da ricreare con grande abilità un oggettivo sapore filmico.

Il viaggio ambient rock prosegue senza soluzione di continuità con “Bkk.5.48 am”, le cui sonorità schiuse e ridondanti nascondono l’ascoltatore all’interno di un irrequieto mondo bloccato dentro una realtà metaforica. Se poi è vero che “No one in the playground” convince solo a tratti con le sue ritmiche desertiche, in “The uninvited guest” e “Naked Warmth” si percepisce il coraggio compositivo del duo, attraverso composizioni lunghe che, come in altri periodi, offrono tentennamenti rumoristici e labirinti essenziali (“A melting chair”). Il più ampio respiro di “ Invisible wires” e la ghost track chiudono un disco da ascoltare e riascoltare, capace di arrivare in maniera diretta, nonostante il lavoro alquanto complesso di arrangiamento, tra tonalità ben distribuite ed intense sensazioni di musicalità nobile.

Tracklist:

1. (Mute) Ant – Hill
2. BKK
3. Staring outside
4. No one in the playground
5. A melting chair
6. Invisibile wires
7. The uninvited guest
8. Naked Warmth
9. Landscapes and days eternally gone