Pino Scotto “Eye fon an eye”, recensione

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Odi et amo.
Ho sempre pensato che Pino Scotto incarnasse alla perfezione l’epigramma di Catullo, semplicemente perché, da quando seguo attivamente il mondo Heavy (ed ormai sono 36 anni), ho sempre assistito ad una divisione netta tra chi mal sopporta il personaggio e chi, al contrario, lo ama divertito per la sua granulare e spontanea sincerità.
Oggi voglio schierarmi facendo outing di fronte a questo nuovissimo Eye for an eye.

Si parte con il piede sull’acceleratore con l’ inappuntabile titletrack, anthem perfetta di un disco che ancora una volta racconta la mitologia dell’eterno ragazzo col chiodo. La traccia, infatti, tra cambi direzionali, chitarre distorte e graffi vocali, racconta una struttura sonora in grado di esprimere uno stile. Un ottimo incipit che trova nel riff deeppurpleiano di The One un secondo capitolo degno di nota, in cui la profondità della bass line di Dario Bucca offre il fianco ad armonie dirette, qui ricamate su modalità Zack Wylde, backchorus anni ‘90 e auree retrò, disegnate dall’uso delle tastiere.
Ottimamente mixato da Tommy Talamanca, il disco scorre veloce tra i cromatismi narrativi di One Against the other, che riporta la mente alcune intuizioni di Dave Mustaine, e le granulari sonorità “Wild” di Two Guns, in cui la timbrica dell’artista campano trova un apice espressivo di livello.

Il disco Scivola veloce verso l’implacabile Cage of Mind, introdotta da passaggi Tony Iommi che sembrano portare con sé strutture Headless cross, per poi mutare forma (solo per pochi istanti) con il blues introduttivo di Crashing tonight, in cui, con la sua armonica, la guest-star Fabio Treves lancia in orbita il tirato brano hevy rock nel quale mi è parso di ritrovare una sincrasi stilistica tra Lemmy, Vince Neil e Axl Roses (ma lo dico sottovoce… per paura che Pino Scotto si incazzi con me).

Se poi con Angel of Mercy si attraversa l’obbligato passaggio ballad, con Looking for the way si torna a cavalcare il veloce chopper progettato per condurci ai confini epici di Wise man Tale che, con i suoi stilemi narrativi, offre uno sguardo (forse) perfettibile, ma decisamente innovativo in una setlist riccamente heavy.

A chiudere il disco sono infine l’hard rock losangelino di There’s only one way to rock, riuscito omaggio a Sammy Hagar, e One Way Out, coverizzazione dell’omonimo brano portato alle cronaca dagli Allman brothers.

Insomma un disco che non credevo essere… ed invece è: God Save Pino Scotto.

TRACKLIST

Eye For An Eye
The One
One Against The Other
Two Guns
Cage Of Mind
Crashing Tonight
Angel Of Mercy
Looking For The Way
Wise Man Tale
There’s Only One Way To Rock (Sammy Hagar cover)
One Way Out (Sonny Boy Williamson cover)