Pitch

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I Pitch arrivano da quel dirupo d’acque correnti conosciuto con il nome di Ravenna. Scoperti nel lontano 1995 da Manuel Agnelli, oggi viaggiano lungo quella strada in cui Alessandra ha leccato l’adrenalina, ha visto morire artisticamente la sua creatura, per poi vederla risorgere dalle proprie ceneri. Oggi, grazie ad una line up nuova, la frontgirl ha portato alle stampe prima A violent Dinner e oggi Comme un flux, quarta opera edita (questa volta) da DeAmbula Records e Pocket Heaven Records.

La Gismondi, artefice del progetto, con quest’ultimo disco sembra voler offrire agli ascoltatori un prodotto più legato all’easy listening, un orientamento che va a sostituire la grezzità rock iniziatica con un indie pop. Le 10 tracce, infatti,sembrano voler raccontare piccoli romanzi brevi, attraverso una partitura meno ragionata e maggiormente legata all’istinto e alla semplicità esecutiva.

Il disco trova battesimo nella scenografia stranita di Vancouver , tra echi e moderati accessi noise post style, mitigati dalla voce ammaliante di Alessandra, che si ritrova a suo agio all’interno di sensazioni indie e proto pop. Le note molto alte toccate dalla mano del chitarrista, sembrano sposarsi bene con la sofferente vocalità.
L’itinerario ci porta poi verso l’elettronica retrò di The Backdoor , che con il suo andamento cavalcante, tutto d’un fiato si perde nella sua concezione voce centrica, che definisce una sensibile perdita delle sonorità di fondo. Meglio strutturata sembra invece Dna , in cui l’introduttivo basso viene trainato da un loop ben assestato, al pari delle trovate soniche di Blossom . Quest’ultima riesce a definire metaforicamente l’immagine di un aquila in gabbia, per un brano che, pur vivendo di semplici passaggi, sembra racchiudere un’inespressa potenzialità palesata anche da una titletrack non perfettamente in linea con le aspettative.

Insomma un disco che racchiude in sé un’incredibile dose di polvere da sparo inesplosa, annichilita dietro ad una melanconia di fondo, che da un alto non riesce a definirsi lo fi, ma che d’altra parte non permette alla band di ergersi al di sopra delle buone idee presentate.

Un album che, pur non convincendo sino in fondo, risulta diretto ed elegante, in cui la bandleader riesce a definire nuove linee artistiche che pescano dal recente passato, ma soprattutto guardano al futuro, che tra Vessel e Schonwald, ritroverà presto un nuovo capitolo di una storia artistica.

Tracklist:
01. Vancouver
02. The Backdoor
03. Divine
04. Dna
05. Blossom
06. Comme Un Flux
07. Any Trace of Love
08. Breakfast and Stars
09. Real Life
10. Martha Graham Dance