Recensione, Arbe Garbe & Chadbourne, The great prova.

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Date su date, una vita sui palchi di tutta Italia, a divulgare quello che loro amano chiamare “AGROPUNK”.
Loro sono gli Arbe Garbe (“erba cattiva”), formazione friulana, che dal 1994 esibiscono un pesonalissimo e folkloristico punk rock. I ragazzi prediligono di gran lunga il palco nudo e crudo allo studio di registrazione classico, a loro interessa interagire con chi li ascolta e guarda.
Basta infatti assistere ad un solo minuto di orologio di un loro live per intuire che gli Arbe Garbe, sono nati per dar spettacolo.

Per l’occasione mi trovo a confrontarmi con il loro sesto lavoro discografico, nemmeno a dirlo, registrato live il 27 febbraio, durante una data del “Mala yerba never dies Tour”.
Ad accompagnare i ragazzi questa volta c’è un ospite d’eccezione, il noto chitarrista underground statunitense Eugene Chadbourne. Chitarrista, banjoista, cantante, che nella sua carriera ha saputo fondere il country all’improvvisazione del free jazz, collaborando con diversi artisti di livello internazionale.
La new entry ci suggerisce che gli Arbe Garbe, hanno voglia di sperimentare, di contaminare i loro suoni con quelli di un mondo, che a loro, ancora non appartiene. Lo si avverte subito. L’open track è un intro di banjo,un apertura che lascia presagire a sonorità sostanzialmente arricchite.
Proseguendo nell’ascolto, salta all’orecchio lampante, il mescolamento musicale che i musicisti propinano senza alcun timore, senza alcun canone prefissato. I suoni tipici del punk rock, sporchi, d’impatto, fanno gola alla chitarra di Chadbourne, li tinge e li rimescola a piacere, creando un collante stilistico di notevole caratura.

Concettualmente è l’imprevedibilità che smuove le tracce una dopo l’altra, nessuno schema preciso, nessun archetipo musicale da rispettare. Ne fa di questo live, un esperienza inedita, travolgente, come i ragazzi di Udine hanno daltronde abituato l’ascoltatore nel corso degli anni.
Un esempio che va oltre l’analisi concertistica, è l’utilizzo scombinato della lingua testuale.
Si passa dallo spagnolo al friulano, dall’americano al dialetto slavo delle valli del Natisone.
Il tutto per destabilizzare, in maniera positiva, coloro che ascoltano, e allo stesso tempo abbracciare le più svariate realtà melodiche.
Ne nasce un live sicuramente memorabile per gli amanti del genere, dove han constatato che la parola “contenuto”, in questo caso di spessore, può coesistere col folklore.

Track list
01 Intro.
02 The Old Piano.
03 Vos Di Ploe.
04 Gastexe.
05 Why Kids Go To School.
06 Down The Drain.
07 Women Against Pornography.
08 Sawakkalakitcha.
09 Little Tunnel.
10 Cuk Se Je Ozenu.
11 Ollie’s Playhouse.
12 El Bus dal Cul Dal Mond.