Rinunci a Satana? “Rinunci a Satana?”, recensione

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Quando ho visto arrivare questa nuova opera targata Wallace Record (in stretta sinergia con Il verso del cinghiale e Io pago Records), ho pensato ad un disco death metal; infatti, l’arte iconografica di Issenheim di Grunewald mi ha subito portato alla mente il mondo Deicide ed invece… una volta inserito il cd nell’ hi-fi, mi sono reso conto che il Satana citato dal monicker era quello del blues arcaico, posto sul crocevia di Robert Johnson.

Registrato in presa diretta, il disco cela dietro i suoi hooks sonori Damiano Casanova (anima dei Babau e i maledetti cretini) e Marco Mazzoli (tamburo battente della Fuzz Orchestra), a cui si unisce Lorenzo Trentin e la sua armonica, apice strumentale di un sound ruvido e maturo.

Il mondo dei R.a.s. parte riflessivo con un tom battente, a cui si unisce la distorsione della sei corde da cui iniziano a trapelare alcune sensazioni blues. Passaggi ridondanti in cui vive un’armonica tipizzata, pronta a rendere l’incipit del disco essenziale fulcro narrativo. I vari passaggi agogici, infatti, finiscono per definire la traccia iniziale come una sorta di poliedrica suite, posta sul medesimo piano emozionale di Effetto Benny Hill. La traccia, tra le migliori del disco, appare modellata ed armonizzata attorno a reminiscenze Black Sabbath, qui deformati da impronte wuawua che rimescolano emozioni sonore, pronte a voltarsi verso la leggerezza silente di Ostenda.
Con Le notti di Riccardo Neropiù ci si ritrova poi immersi negli anni ’70, qui ridisegnati dal dominio sonoro della chitarra, da cui sgorgano piccoli accenni prog e cripto Stoner, particolari dialoganti di un intenso tracciato sonoro.

Se poi con Gatling ci si schiude verso un’altra ipnotica e rinnovata serie di sfumature libere e progressive, con la lunga titletrack il power duo ottiene lampi di accorta coscienza, grazie ad uno dualismo narrativo raccontato dal drum set e chitarra che, tra citazione hendrixiane e distorsioni, conduce l’ascoltatore in un alternarsi di climax e anticlimax, in linea con un tracciato osservativo e al contempo travolgente.

Un disco, dunque, che apre gli occhi offrendo sonorità che avvolgono e ammaliano sin dal primo ascolto.