Samuele Bersani – Unboxing dell’artista.

Facciamo l’unboxing di Samuele Bersani e analizziamo i suoi migliori brani secondo il nostro parere!

Samuele Bersani – unboxing premessa.

Partiamo belli carichi con premesse che prendono posizione:
a parere dello scrivente Samuele Bersani è il vertice della “terza ondata” dei cantautori nazionali, se vogliamo collocare la prima negli anni settanta e la seconda negli ottanta (riferiti all’ultimo secolo dello scorso millennio, ok, ok).
La sua scrittura in musica e parole fluisce senza fatica lungo un filo coerente: musicalmente cerca qui e lì la soluzione armonica magari particolare, ma lo nasconde in una confezione di grandissima piacevolezza d’ascolto, melodica e cantabile; nei testi la linea guida sembra poi esser la stessa, con passaggi di tangibile sofisticatezza e precisione all’interno di racconti che arrivano come dei cortometraggi per non vedenti, riprendendo quel che una fan ebbe meravigliosamente a dire.

Scegliere i dieci brani di un unboxing è in questo caso complicatissimo, anche per via del fatto che le fruizioni possibili qui coprono livelli multipli, perciò si può entrare dalla porta principale, da quella di servizio ma pure dal balcone e ci si trova sempre a dire che la casa è accogliente, triplo ingresso, molto luminosa eccetera -In realtà sul luminoso dovremmo parlarne a parte: sintetizzando potremmo dire che qui sia luminoso anche il modo d’esser cupi, quando accade-.

Sicché, si diceva, procediamo con fatica nella proposta d’assaggio, avvisando che il menu resta estremamente più ad ampio spettro.

Unboxing – I brani che abbiamo scelto.

Il mostro

Si parte col brano che ha significato l’inizio, il nastro portato a Lucio Dalla per una sua valutazione, il sogno di un ragazzo che comincia. Bella piano e voce come pure, in apertura dei live, a crescere in forma e volume per diventare un omaggio empatico e un po’ solenne a quel che di qualcuno non va proprio giù al mondo di fuori, per la paura e la mancanza di ascolto che ci fa talvolta ostili a vicenda.

Parole chiave: L’unica cosa evidente è che il mostro ha paura

Giudizio universale: Commovente

Chicco e Spillo

Croce e delizia del mondo di Bersani sono le sue prime hit, a causa delle quali per tantissimi lui è quello delle canzoncine, “la piadina romagnola”, “i coccodrilli nella doccia” e via così a non volerne capir di più. Quelli seri chiamerebbero questa una storia di microcriminalità, che oltretutto finisce pure con <NO SPOILER>; per tutti gli altri questa filastrocca tra pistole e rap disegna un microcosmo disturbato col tratto di un ragazzino curioso.

Parole chiave: Basta un cacciavite per entrare in paradiso

Giudizio universale: Urban

Spaccacuore

Qui è dove si capisce con assolata chiarezza che da questo ragazzo potranno uscire monumenti della canzone d’amore. L’atmosfera del pezzo ben costruito e, dentro, le minuscole macchie di colore che si accendono tra i pensieri di chi ha chiuso una storia.

Parole chiave: Spara, spara, amore

Giudizio universale: Evergreen.

Giudizi universali

Per tanti è “la” canzone di Bersani. Se molti suoi brani come detto son cortometraggi questa è una mostra fotografica in parole, su come si potrebbe fare a star bene e come invece a volte la vita va.
Su tutto, oltre il tempo che ormai queste note hanno, quel “potrei ma non voglio” che comincia a chiarire a quelli delle canzoncine di cui sopra che questo qui durerà.

Parole chiave: mettiamoci dei pattini per scivolare meglio sopra l’odio

Giudizio universale: Icona.

Coccodrilli

Per certi versi potrebbe chiamarsi anche “Freak reprise”, tanta voglia di cantarla tra ricordi di provincia, frasi dette in qualche passato che a volte ritornano, l’ironia amarognola di quel che finisce e ricomincia magari altrove.

Parole chiave: Non c’è confine di proprietà se ci si ruba la libertà

Giudizio universale: Karaoke con charme.

Replay

Un Beppe D’Onghia in straordinaria forma compositiva confeziona con Samuele una delle canzoni d’autore che possono finire nella lista molto ristretta di quelle perfette, di sempre. Un brano senza tempo che nel tempo viaggia col testo, l’adesso guardando indietro e immaginando futuri.

Parole chiave:Di notte io farò sogni tridimensionali

Giudizio universale: Statuaria.

Cattiva

Il Bersani che guarda al sociale c’è sostanzialmente in ogni album. Qui una intro chitarristica clamorosa di Roberto Guarino dà il via alle riflessioni di uno sguardo dall’alto ma da vicino sul rapporto morboso e tossico tra cronaca e società.

Parole chiave: Spietata è la mia curiosità impregnata di pioggia televisiva

Giudizio universale: Giornalistico.

Occhiali rotti

Sociale, si diceva, ma visto dall’interno di un reporter che, per la voglia di scoprire il mondo nei suoi angoli più remoti e pericolosi, ha lasciato la vita in quei pericoli, oltretutto con la beffa di una “pallottola amica”. Enzo Baldoni.

Parol chiave: Ho lasciato la mancia al boia

Giudizio universale: Ritratto ambientato.

D.A.M.S.

Come racconta le vite Bersani. Stavolta è uno studente universitario a Bologna, tra mense con bistecche di plastica e televisioni degli altri, pacifismo e mimetiche, in un tre quarti inquieto che sa di portici e umidità.

Parola chiave: Sopra biciclette che hanno gli anni di chi le ruba

Giudizio universale: Generazionale.

Le Abbagnale

Due donne dai contorni tracciati prima singolarmente e poi come coppia in una storia d’amore fatta di differenze e di completarsi, di trovarsi all’improvviso ma col gusto d’esser due persone diverse tra loro. Sembra di passare una giornata con queste due a ridere e scansarsi quando si scontrano.

Parole chiave: E si ripete un rito lanciato nel futuro

Giudizio universale: Lifestyle

…To be continued…
L’elenco non finirebbe mai e poi mai qui, come si diceva sopra, ma l’unboxing a questo serve: a farvi venir voglia di superarlo approfondendo!