Sendorma “Notturno 1”, recensione

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“Sendorma è un essere a quattro teste”: Edoardo Pacchiotti, Fabio Fornaro, Tommy Ainardi e Simone Guzzino. Arrivano dalla Torino electro pop, immersi in una lucida melanconia espressiva in cui la dicotomia sonno –veglia sembra mostrare l’antro di un mondo che a tratti ricorda la realtà (sur)reale di After Dark (Murakami. Einaudi Editore).

Il disco, promosso da Overdub recording e distribuito da Code 7-plastic head, racconta le 9 tracce di un esordio in grado di definire nei più piccoli dettagli un mondo ricco di ridondanze, ossimori e visionarietà. Scritto e arrangiato nei mesi invernali del 2016 nella fascia temporale che dalla mezzanotte conduce all’alba di un nuovo giorno in cui fuggire, Notturno 1 sembra voler citare la magia sonora di Chopin, mostrandosi sognante, romantico e (solo a tratti) etereo, in grado di raccontarsi per se stessa e non tanto per gli astanti.

Il disco, proprio come la propria cover art curata da Paolo Pettigiani, raccoglie a sé istantanee di un mondo narrato, qui racchiuso in confini ben delineati dai quali pare impossibile uscire. Un mondo vasto, ma al contempo circoscritto, in cui cromatismi e iper-realtà formano un caleidoscopio costruito attorno al mescolandosi di reale e immaginifico.

Le liriche, elaborate in sinergia con il poeta Luca Ragagnin, racchiudono colori ed emozioni diversificate che portano a vocalizzi “sangiorgiani” con l’introduttiva Alba Lenta, canzone in cui le sensazioni Marlene Kuntz rimodellano un approccio mai banale. La sporcizia del riff ci invita poi ad assistere a giochi Muse ( Brucia (senfina lumo)) sino a lambire attesi rimandi all’elettronica anni 90 al servizio di un disco che ci traina con naturalezza verso l’Interessante l’introduzione di Distratta . Un approssio sonoro in cui la bass line gioca su di un riuscito tappeto sonoro vicino ad un elettronica nobile, per poi implodere in un mood filmico che sembra citare orrore e vibrazioni attraverso un duplice piano di lettura costruita su diversi livelli sensoriali: uno più atmosferico ed elettronico e un livello più distorto e deformando.

L’espressività si addolcisce, invece, con il suono acustico di Il potere del silenzio , proprio quando le dita veloci corrono sulle corde trasportandoci in un’ambientazione più distesa e desertica in cui ho ritrovato alcuni approcci stilistici vicini ai primissimi Snaporaz, qui subito fagocitati da suoni orientaleggianti, atti a portarci verso il rock distorto di Interregno , resa piacevolmente basica nelle sue strofe portanti. La traccia, annoverabile tra le migliori del full lenght, definisce cambi repentini e giochi vocali in John De Leo style, per poi giungere alla conclusione di Notturno che va a chiudere con minimalismo e poeticità un lungo viaggio che, come dice la traccia stessa, probabilmente non ha ancora raggiunto il proprio punto di arrivo.

Tracklist:

1. Alba Lenta
2. Brucia (senfina lumo)
3. Diamanti e asfalto
4. Distratta
5. Il potere del silenzio
6. Interregno
7. Labbra
8. Ogni giorno (RST)
9. Notturno