The sprong boys/ I Karamazov “Split”, recensione

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Rispolverando il mio vecchio e desueto vocabolario di inglese scopro che il termine split, non solo si può tradurre con dividere, separare, sdoppiare e scindere…ma anche lacerare.

Proprio da qui vorrei partire nella breve analisi dello split The sprong boys/ I Karamazov, opera arrugginita e sporca, posta tra il noise garage punk dei primi ed il post noise rock dei secondi.

Lato a: The sprong boys

Tutto ha inizio con alcune distorsioni (in base rock n’ roll) deformate da spiriti free (My soul) che giungono con naturalezza a riflettere i battiti folli di Johnny, specchio espressivo della band. Infatti, proprio l’aria destrutturata dei brevi brani raccontano la ruggine di una band alquanto lontana dal easy listening.

Tra i momenti più convincenti sento di dover indicare il triangolo magico Lonesome, Tomas Milian, Badcake . Il primo vertice disorientante sembra volgere lo sguardo al mondo ‘77, a differenza del sentito ed enigmatico omaggio al poliedrico attore italo-cubano. La chiusura della triade è data, infine, da Badcake, traccia in grado di convogliare spoken word, P funky e insonnia sonora nella medesima camera di decompressione.

A complementare il lato A ritroviamo infine la ‘pistolsiana’ We are the sprong boys, in cui si incrociano intenti The Uplift Mofo Party Plan, dalla cui follia sembrano nascere queste nuove tracce prive totalmente di regolamentazione canonica.

Lato b: I Karamazov

Il lato B invece ci porta a conosce la ruvidità espressiva dei I Karamazov e della loro Bullshit idealmente legata al impronta finale del lato precedente, ma che non convincerà appieno i molti, a causa di una struttura espressiva poco ficcante. Il vento, però, muta immediatamente grazie alle toniche di Daniele Girardi che, in Wine doesn’t give peace, ci propone un ideale invito nell’impolverato e umido garage della band.

La vitalità grezza, granulare e deflagrante del power trio mastica note con naturalezza, arrivando all’ottimale quadratura di I’m very good, in cui gli estremismi vengono controllati dal peccato e dalla teatralizzazione di The world is a nice place, in cui l’inquieta ridondanza iniziale si offre ad una mescolanza di intenti sonori, in grado di accogliere scompostezza post punk e richiami liberi al rock inteso nella più ampia accezione.

Tracks:
THE SPRONG BOYS’ SIDE
1. My Soul
2. Johnny
3. Lonesome
4. We Are The Sprong Boys
5. Lies
6. Tomas Milian
7. Babyjane
8. Drivin’ A Truck
9. Badcake

KARAMAZOV’s SIDE
1. Bullshit
2. Wine Doesn’t Give Peace
3. If I Were God
4. I’m Very Good
5. Drank To My Vile Heart
6. Jeasus
7. The World Is A Nice Place