U2 – October. Recensione del cd

U2 - October. Cd cover

BOY del 1980 era stato il debutto di una promettente e particolare band New Wave. Il secondo lavoro degli U2 OCTOBER uscito l’anno dopo, li allontanava ancora di più da altre band punk rockettare New Wave del periodo.

In questo album emerge difatti, prepotentemente l’elemento più riconoscibile degli U2 anni Ottanta: l’osservanza di una fede. Quella religiosa. In seguito al lusinghiero successo del debutto e i vari concerti in Europa e America, tornati in Irlanda, prima di entrare in studio per registrare October si unirono ad un gruppo di cristiani carismatici. I loro convincimenti radicali spinsero gli U2, già interiormente dibattuti tra pura aspirazione ideologica e vocazione commerciale, verso una lacerante e sofferta riflessione sulla contraddizione tra la vita profana dello spettacolo e la sacralità degli ideali spirituali da professare.

Il testamento di questo sofferto percorso è October che risente delle difficoltà passate. Addirittura gli U2 erano sul punto di sciogliersi. La fiera passionalità del debutto si trasformava in una profonda considerazione sull’esistenza. Ma non cupa. Nonostante il vuoto esistenziale cantato in I Fall Down e gli umani alla deriva in I Threw A Brick Through A Window o nell’inequivocabile Stranger In a Strange Land, c’è comunque la consapevolezza della visione divina di regni che cadono e che sorgono in October. Di conseguenza preoccuparsi con determinazione ora e solo ora di osservare una fede, la sola che può avere poteri salvifici e rigeneranti come in Fire, With A Shout o Rejoice.
Ma chiudendosi il lavoro con una domanda Is That All? (Tutto qui?), i dualismi bene-male, sacro-profano, non venivano risolti. O invece poiché durante gli Ottanta gli U2 più diventeranno superstar, più riusciranno facilmente a rendere pubblica la loro fede, sarebbe meglio forse dire che ci furono solo pareggi.

All’epoca alcuni critici accusarono gli U2 di moralismo. Addirittura di falso moralismo. Ancora oggi c’è chi non apprezza questa opera seconda del gruppo. Gli U2 da sempre hanno voluto dire la verità professando valori spirituali che soprattutto negli anni Ottanta potevano essere considerati superati. Anche quando a questa verità si era arrivati dopo un percorso difficile com’era stata la gestazione di October. E comunque al di là delle intenzioni ideologiche e spirituali non si può negare il notevole passo in avanti per quello che riguarda l’aspetto tecnico formale.

Se il contributo della chitarra di The Edge risulta più contenuto rispetto al debutto, sono Adam e soprattutto Larry Mullen a colorare il lavoro. The Edge crea comunque l’intenso supporto pianistico di October. E poi c’è la voce di Bono. Dopo Boy gli U2 fecero tantissimi concerti. La vera scuola per la voce di Bono. Se in alcuni brani può sembrare seguire ancora la tecnica vocale ruvida del debutto la padronanza del falsetto e degli acuti in I Threw A Brick Through A Window è esemplare delle sue capacità. Ma superbe sono le sue interpretazioni.

October contiene una delle più belle canzoni degli U2 Tomorrow che incredibilmente non venne inserita nel The Best Of 1980-1990. L’intro maestoso delle cornamusa già preannunciano l’atmosfera dolorosa in crescendo per tutta la durata. Dedicata alla figura della madre, Bono ne ricorda il funerale chiedendo perché gli venne portata via. È la voce di Bono che emoziona con un’interpretazione carica di pathos e grande intensità. Come le cornamusa e l’apparato ritmico anche la voce segue il crescendo del brano con gli acuti nel finale.

Intensissimi.