Wallace records:uscite marzo 2009

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Fuzz Orchestra
“Comunicato N°2”.

cover

Una sirena, sta per iniziare un bombardamento di suoni, paura e rabbia, violenza e confusione, una voce dapprima impaurita e poi razionalmente confusa. Fiati improvvisati, stasi e rassegnazione.
Basterebbe solo la prima traccia per definire “Comunicato N°2”. Un magnifico progetto che fortunatamente non si limita a “Terrorista”, ma definisce con le sue otto track la capacità di saziare quell’appetito stimolato dall’iniziale traccia. Il nuovo disco dei Fuzz Orchestra, altro non è che un delirante viaggio contaminato tra il post-futuro di “Amore tossico” e i sampler passatisti di “Hanno cambiato faccia”, omaggio al vampirismo filmico tra nu-stoner e sonorità Kyuss. Non manca neppure una concreta anima rumorista, funzionale al progetto come esplicitato da “Focu d’amuri”, squilibrata esplorazione musicale tra chitarra distorta e cupe sonorità vestite di tetra drammaturgia nera.

Il reverse side è battezzato da “ La festa è finita” caratterizzato da una grezza e convincente sezione ritmica che detta tempi doom-stoner, in cui un whitenoiseradio si mescola alla aggressività sonica del trio, che con l’isterica e sgomenta “Luglio 01”, avvicina le sue sonorità allo speed metal anni ottanta. L’opera si completa con la rivoltosa “Marmo rosso sangue” e “Volo fuzz n°1”, straniante e poppeggiante (!) track, molto affine a quell’indie di facile consumo, avvelenata però da sampler e sonorità scorticate…

ma è inutile andare avanti… l’unica chiosa possibile è…”Questo secondo atto, nel suo genere, è magnifico!”

Tracklist

Il Terrorista
Amore Tossico
Hanno Cambiato Faccia
Focu d’Amuri
La festa è finita
Luglio 01
Volo Fuzz N° 1
Marmo Rosso Sangue

Damo Suzuki’s network
“Tutti i colori del silenzio”

cover

“Componiamo brani musicali sul momento e il metodo si chiama ‘composizione istantanea’ ed ogni volta è una nuova esperienza per i carrier sul palco e per il pubblico. Ho una rete di sound carrier in tutto il mondo e il mio tour è il NEVER ENDING TOUR. Ogni anno suono con 400 musicisti diversi in cinque continenti..”

Damo Suzuki’s

“Tutti i colori del silenzio” rappresenta un incredibile processo di flusso creativo, adeguato solo per coloro che si reputano appartenenti, come di ce lo stesso Damo, ad un pubblico di mentalità aperta a cui piaccia viaggiare con la testa.
Il disco si dipana in un’unica traccia di 46 minuti, in cui si respira coraggio e devozione da parte del suo network di turno, formato da Xabier iriondo, Mattia Coletti, Diego Sapignoli e Andrea Belfi. L’ensemble offre una “Composizione istantanea” registrata in presa live a Faenza nel 2006, in cui la storica voce di Suzuki si offre, come di consueto, alla partitura, come una strumentazione supplementare, tra giochi blues e ispidi sviluppi vocali. Tra i vari “Colori del silenzio” traviamo un polveroso industrial, che si alterna a cupe sembianza di impro noise e omaggi al passato jazz. L’album si dipana come un hitchcockiano piano sequenza, lungo e sorprendente, forte della sapienza musicale di Xabier Iriondo, deus ex machina delle più convincenti performance alt-noise nostrane. Nel disco, tutto è musica e nulla è musica se intensa superficialmente come facile armonia. L’album per certi versi sembra figlio di quel coraggio pinkflydiano anni 70, che ha il pregio di vivere senza una guida prefatta. Il valore del disco è al medesimo istante il suo limite, mostrandosi sulla lunga gittata distrattivo e troppo ciclico, e nonostante la voglia di osare e provare attraverso sentori mediorientali e poliedrico-eurasiatici, tende a mostrar fatica e spossatezza nella sua fase conclusiva.

X Mary
“Tutto bano”

cover

Gli X .Mary sono una curiosa band, attiva sin dal 1995, anno in cui Cristio, Jeanluc F , e Lapo decidono di dare concretezza al loro progetto musicale, arrivato oggi a “Tutto bano”, quarto album ufficiale della loro carriera. Questa volta la cura del disco è stata assistita dal un numeroso gruppo di label tra cui Smartz records, Tufazzy record e Wallace records.

Il disco è bislaccamente costruito attorno a 2 lunghe e deliranti tracce, decomposte al loro interno in piccoli sonetti d’autore, tracciati seguendo quella dementia folle dello Skiantoso “Inascoltable”, producendo la stessa genuinità e surreale pazzia che Freak Antoni ebbe il coraggio di proporre, noncurante di nulla e nessuno.

La prima traccia ha inizio con un intro vintage, che ripora alla mente le soundtrack Bcult dei telefilm polizieschi anni 70, capace di aprire la finestra sulla seconda fase compositiva, realizzata con ironia clownesca ed incastonata tra una surreale pronuncia anglofoba e un soul eighteen.
Non c’è comunque spazio per troppe elucubrazioni; nella terza parte entrano in gioco ritmiche martellanti e protopunk, che fortificano scariche vocali e riff noise, mescolando genialmente ritmi da “Balera” ed industrial. Un ringhioso cane apre la settima porta all’idrofobia nu-metal, libame gustoso e folle quanto il clamoroso cambio di ritmo di “Io scappo e vado via”, acustica presa (concedetemi il termine) per il culo del nu-acoustic movement.
La chiusura del primo lato è data da un tecnocratico acid sound Prodigyoso, che gradualmente accelera i beat sino ad un esplosione imprò.

La seconda traccia ha inizio proprio laddove si è conclusa la lunga overtour. L’anima remix da il via alla struttura della nuova distimia, passando da un libertario modus d’espressione artistica, sino al suo antitetico illogico, attraverso un rock dalle bislacche liriche e ad un love funky di passaggio, sino a giungere al punk della Bologna 1977.

“Tutto Bano” è un disco che, per la sua costruzione positivamente claudicante, riesce a raccontare in libertà, qualcosa di più che non la più classica concettualità di significato e significante.

The shipwreck bag show
“Il tempo nelle nostre mani, scoppiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa”

cover

Eccoci a parlare nuovamente di una delle cento vite parallele di Xabier Iriondo, questa volta divisa con Roberto Bertacchini, con il quale torna nuovamente a collaborare, per dare un naturale e essenziale seguito all’omonimo miniCD che chiudeva la wallaceMailSeries di qualche anno addietro. Dal disco intitolato ““Il tempo nelle nostre mani, scoppiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa” sgorga naturale e genuina una detonante miscellanea di avant-blues e rock destrutturato in 12 tracce intense e curate nel loro sviluppo sonico.

A duettare con l’improvvisazione radicale dell’artista milanese e i suoi strumenti balzani, questa volta è la contratta e frammentata batteria dei Sinistri/Starfuckers. Il risultato è quello di un ensamble di sonorità percosse con nerbo, come in “Scoppia”, tra imprò e ritorni industriali alquanto interessanti. La voce è viva e disorientante quanto quella dei primi CSI, una sorta di musicalità pre-P di intensità nichilistica-assolutista.

Batteria, chitarre e campionamenti si uniscono all’uso sapiente di inusuali e orientaleggianti strumentazioni, che fungono da viatico per le lande desolate e nereggianti di brani come “Arcipelago” e “La verità”.
Non tutto però sembra uscire in maniera così fluida come la convincente ”Tra le nostre mani”; infatti episodi come “Tempo” sembrano appartenere ad un passatista dejavù, in cui la voce, utilizzata come aggiunta strumentazione, rimanda alle classiche metafore noise, annebbiato da un uso di piatti poco sicuro e da riverberi tediosi sul lungo tratto. La retta via viene però riconquistata immediatamente con “Tuamare”, composizione dogmatica e cupa, che sembra collocarsi tra il black del Burzum di Filosofem e gli sviluppi reverse di Mark Linkous.

Ma come direbbe qualcuno…con Iriondo…comunque vada, sarà un successo!

Tracklist

The castaway tramps
Scoppia
Archipelago
Captain I.S.Edward
Tempo
Tuamare
Tra le nostre mani
Spinning
Caminito sucio
The F. Wheeler shipwreck
L averità
Kalejira