Anthony Valentino: il romanticismo del grande rock

Parliamo di un esordio di grande gusto, soprattutto per tutti quelli che come me sono nati e cresciuti tra le righe di ferro del grande rock americano, fatto di sfumature progressive e di un approccio metal da power chord. Il tutto dosato con mestiere dentro le fila di un “pop” romantico che quasi si fa radiofonico in qualche istante. Esordio per il producer e chitarrista milanese Anthony Valentino con un bellissimo disco dal titolo “Walking on Tomorrow”, autoproduzione che tira la somma e conteggia i raccolti di una carriera fin qui spesa dentro produzioni in linea con un genere che ha subito negli anni un silenzio e una disattenzione sempre crescente. Come a dire che il “rock è morto” e con lui i “soli di chitarra elettrica”. Dischi come questo riportano voce ad una generazione urbana, di giacche in pelle e maledizioni del cuore. Penso solo: quanto sarebbe stato più credibile e forte questo disco se fosse stato cantato in italiano? Ci penso… chissà se troverò la risposta…

Il grande rock epico. Ma sono anche altrettanto forti le sfumature di progressive. O sbaglio?
Si, sicuramente questo mio primo album solista racchiude in sé diverse contaminazioni musicali; posso dire che l’Hard Rock è il genere che ad un primo ascolto appare predominante ma, in realtà, diverse sono le contaminazioni musicali ed il progressive è, senza dubbio, una di queste.

E in generale quali sono le tue grandi ispirazioni?
Le mie fonti di ispirazioni sono diverse; sono partito dell’Hard Rock ed il Rock N’ Roll classico. L’amore che provo per questo genere musicale è davvero immenso; spesso passo le mie giornate ascoltando vecchi album di grandi band degli anni settanta ed ottanta e colgo sempre sfumature nuove. Non potrei vivere senza Hard Rock.
Tanti altri generi musicali sono però di riferimento per me, ad esempio, il Punk, il Metal, l’Hair Metal, il Pop Rock ed il Blues; ognuno di questi generi riesce ad ispirarmi in modo profondo. In “Walking On Tomorrow” sono presenti un po’ tutti questi generi. Il bello di realizzare un album solista è stato anche quello di non pormi troppi limiti di generi ma di spaziare in modo libero e tendere a ciò che in quel momento mi suggeriva l’istinto.

Ma soprattutto dopo una carriera che non è certo di primo pelo (per usare un’espressione rock), perché l’esordio soltanto adesso?
Penso che nella vita ci sia il “momento giusto” per ogni cosa. Dopo diversi anni all’interno di varie band, ho avvertito, qualche tempo fa, l’urgenza di realizzare qualcosa che fosse soltanto mio, che mi raccontasse e che racchiudesse le mie esperienze, i miei sogni, desideri ed emozioni. Così, qualche anno fa iniziai a comporre e scrivere i testi per “Walking On Tomorrow”. E’ stato un percorso decisamente lungo ed importante per me sotto tutti i punti di vista, poiché sono riuscito ad entrare in stretto contatto con le mie emozioni ed a viverle in modo estremamente spontaneo, raccontando anche delle mie paure, che non sempre sono facili da esplorare; è stato un mettermi a nudo ed era questo il mio vero obiettivo, quello di raccontarmi.

Ci perdonerai se però ci pare che il video di lancio sia un po’ troppo italiano, pop… cosa ne pensi?
Di certo “My Light Found in The Rain” è il brano più melodico ed orecchiabile di “Walking On Tomorrow”; per quanto il tema sia molto intenso ed articolato, dato che tratta dell’amore nella sua forma più pura ed eterna, risulta essere un brano facilmente assimilabile anche da chi non ascolta Rock.
Credo che sia questo aspetto a creare la percezione pop del brano e di conseguenza anche del videoclip. Per quanto, invece, riguarda “l’italianità”, il videoclip è stato girato a Londra ma da attori e registi italiani di conseguenza le nostre origini sono probabilmente venute fuori.

Ti lancio una mia idea. Ma se ti dicessi che oggi il rock è morto perché sono morti i musicisti “artigiani” capaci di suonare in un certo modo?
Credo che il Rock non morirà mai. Ma, penso sia cambiata la percezione e lo spazio dedicato a questo genere musicale che ha fatto la storia. Immagino che negli anni settanta ed ottanta il Rock N’ Roll si respirasse in ogni angolo di strada, in ogni locale, in ogni radio, oggi lo spazio si è drasticamente ridotto. Per alcuni aspetti è diventato quasi un genere di nicchia ma questo non deve far paura, il Rock N’ Roll, per come lo intendo io, è vita, esperienze, cultura; quindi, chi ama e suona questo genere musicale deve continuare a produrre, indipendentemente dalle mode del momento.
Ci sono tanti musicisti che scrivono e producono Rock, tutto sta nell’andare a scovarli, ad ascoltare ciò che hanno da dire; se si prende consapevolezza di questo, credo che il Rock non morirà mai.