Nicola Denti: una chitarra elettrica contro la realtà

Ancora rock, ancora un disco strumentale questa volta a firma di un chitarrista che ha una gran bella carriera alle spalle… non ultimo citiamo il suo militare nelle Custodie Cautelari. Parliamo di Nicola Denti, chitarrista di lungo corso ci racconta la realtà che vede e che misura attorno a se e lo fa disegnando melodie elettriche di un rock dalle coraggiose tinte appena progressive. Un titolo davvero forte ed esaustivo come “Egosfera” non può che introdurci in un quadro distopico o – peggio ancora – fin troppo severo nei confronti di quella che è la realtà del nostro tempo, dove al centro di tutto regna l’ego e l’effimero apparire. Il viaggio di questo concept album è condotto da un personaggio di fantasia che si chiama Ekow ed il suono come la scrittura di questo disco sono al centro di tantissime didattica classica del genere. E non sono poche le derive personali, frutto di maturità e mestiere.

Sempre più raro incontrare nella comunicazione underground un disco strumentale. Certo è che la chitarra elettrica è forse uno degli strumenti più usati nel grande universo della musica contemporanea. Secondo te, pensando ai suoi limiti, c’è qualche obiettivo che non puoi raggiungere proprio per i limiti di una chitarra elettrica?
Sono innamorato della chitarra, penso che possa avere così tante sfumature da avvicinarsi alla voce umana.
Certo come ogni strumento ha i suoi limiti, ma una volta individuati penso che proprio questi limiti diventino un potenziale per stimolare ancora di più la creatività e i modi di utilizzare lo strumento diventano davvero infiniti, soprattutto contando anche che si può lavorare il suono trasformandolo utilizzando l’effettistica.

Cosa hai aggiunto in questo disco che da sola la chitarra non poteva dare?
Volevo dargli comunque una dimensione da band, la chitarra solista in questo caso è come se fosse il cantante e poi naturalmente avevo bisogno del supporto di batteria, basso, tastiere, percussioni ecc..
Ho avuto la fortuna di lavorare al disco con musicisti incredibili, Federico Paulovich alla batteria, Bryan Beller al basso insieme ad Anna Portalupi, Emiliano Bozzi, Lucio Piccoli, Pier Bernardi e Fausto Tinello, poi Sbibu alle percussioni e Salvatore Bazzarelli alle tastiere.
Il loro supporto è stato impagabile, ognuno ha messo una parte di sé perchè il risultato finale fosse il migliore possibile,.

E, per essere radicali, hai mai cercato altro? Hai mai pensato di affidare la tua espressione ad un altro strumento?
Al momento scrivere musica “guitar-oriented” è la cosa che più mi viene naturale, vedo la chitarra come un’estensione di me stesso e allo stesso modo come la mia più naturale forma di espressione.
Ho scritto anche qualche colonna sonora per cortromeggi dove la chitarra non era nemmeno presente, la composizione è qualcosa che mi ha sempre affascinato.

La musica oggi? E sono finiti il grandi soli di chitarra… qualcuno dice che il rock è morto… forse sono finiti anche i grandi musicisti capaci di suonare in un certo modo… tu che ci dici?
Penso che in realtà ci sia pieno di grandi musicisti a cui però talvolta vengono tarpate le ali, è più difficile uscire allo scoperto.
Il musicista ha meno rilievo nella musica mainstream, è spesso nascosto ed effettivamente il largo utilizzo di elettronica nella musica moderna non prevede nemmeno l’uso di reali musicisti.
Ma, come spesso accade, io penso sia tutto ciclico, torneranno anche i grandi soli e la gente tornerà ad apprezzare di più il ruolo del musicista. Speriamo che in questo periodo di assenza forzata causa emergenza sanitaria, il pubblico senta di più la nostra mancanza…
Se parliamo invece di metal o hard rock la chitarra ancora ha un ruolo da protagonista, sta tornando alla ribalta in ambito underground anche il filone chitarristico con nuovi grandi nomi, da Plini a Nick Johnston, Tosin Abasi ecc…

A chiudere: interessante questa copertina ci colpisce particolarmente… ci aiuti a codificarla?
Sono appassionato di copertine di album, quelle iconiche in particola modo mi hanno sempre colpito, per citarne qualcuna ti direi Tubular Bell di Mike Oldfield, Discipline dei King Crimson e The Dak Side of The Moon dei Pink Ployd.
In particolare nel caso di Egosfera volevo un simbolo che potesse rappresentare una meta metaforica del viaggio di Ekow, il protagonista del concept. Sono partito da un’idea molto grezza, poi l’ufficio grafico (skarfo.com) che mi ha seguito è riuscito a realizzare l’attuale copertina che per me è davvero perfetta Ed unica.