Giacomo Deiana: la solitudine e la completezza

Un disco da “single”, un lavoro pieno di “singoli”, un album dal titolo “Single”. Tutto quadra, anche perché il vero ed unico protagonista è lui, Giacomo Deiana, chitarra e voce per quasi tutto il tempo delle sue liriche, alternando canzoni a brani strumentali di sola chitarra… e questo prezioso lavoro pubblicato dalla RadiciMusic è una prosecuzione del suo viaggio ma anche una conferma di maturità e di semplicità. Ecco qualcosa di ricco che la canzone d’autore, secondo nostro modesto parere, dovrebbe tornare a riprendere. La semplicità. “Single” è un disco che suona bene, di belle featuring come quella di Max Manfredi… ma è anche e soprattutto un disco di valori, di amore, di vita… e di semplicità. Soffermatevi con attenzione su questo video ufficiale firmato dalla regia di Marco Oppo

Un disco di voce e chitarra principalmente. Come mai questa scelta?
Due motivi: uno di natura economica, perché il disco è autoprodotto e quindi ho deciso di non impegnarmi economicamente come è stato per il precedente lavoro, coinvolgendo un gran numero di musicisti, cosa che, ovviamente, ci ha costretti, con piacere, per carità, a lavorare in uno studio più grande. La motivazione artistica, non meno importante, è che avevo il desiderio di registrare qualcosa che fosse più personale possibile, più vicino ai brani nella loro fase primordiale, cioè prima di intervenire sulla struttura iniziale con arrangiamenti che a volte stravolgono l’atmosfera dalla quale sono stati generati.

Che poi troviamo anche brani strumentali. E invece questa direzione perché l’hai presa? Perché questa mescolanza di dialoghi diversi?
Innanzitutto voglio premettere che io non faccio gran distinzione tra brani strumentali e brani cantati. Semplicemente considero la voce un ulteriore strumento che completa il lavoro di arrangiamento quando è necessario. Mi spiego meglio: alcuni brani nascono sulla chitarra e tutto ciò che secondo me è importante dire si esaurisce tra le sei corde, in altri casi sento che il messaggio ha bisogno di essere ulteriormente esplicitato tramite un testo e una linea vocale. Quindi mi è sembrato naturale che nel disco convivessero brani per sola chitarra e brani in cui è presente anche la voce.

Che spesso si rimanda ad un collegamento con il tuo precedente disco. Come mai?
Il pubblico, ed è naturale, entra in contatto con il musicista quando questo si manifesta tramite i suoi lavori. Però noi si vive, si suona, si scrivono pagine, si immagazzinano esperienze tutti i giorni, quindi, molto semplicemente, quello spazio tra un disco e l’altro per noi non esiste, è un discorso che continua, a volte in maniera lineare, a volte manifestando il desiderio di uno stacco netto. In questo caso il discorso prosegue da “Pochi istanti prima dell’alba”, come se non si fosse interrotto mai.

Un video molto caratteristico diretta da Marco Oppo. Un’idea forte e che sfida un po’ il modo di parlare di oggi… come nasce l’idea? Nasce proprio per stuzzicare e colpire nel segno la sensibilità altrui?
La musica si guarda, la musica si deve vedere, la musica fatta di solo ascolto non basta più. Per esistere un brano ha bisogno di un supporto visivo, le cose stanno così, se sia giusto o meno non spetta a me dirlo, ma è un dato di fatto che non si può più tornare indietro al concetto di album come era negli anni ottanta e novanta. Perciò, se video deve essere, che video sia, ma come lo vedo io, come si presenta ai miei occhi, come arriva a me!

A chiudere: hai lasciato un filo sospeso per riprenderlo nel prossimo lavoro?
Sì, confesso che questa è l’idea! Qualcosa già esiste, qualcos’altro si manifesta e poi si immerge di nuovo nel subconscio. Sicuramente non potrò far finta che questi mesi di semilibertà condivisa non ci siano stati e non lascino una traccia profonda. Se prima il desiderio di unire, condividere e collaborare era forte motore creativo, adesso è scopo primario, necessità irrinunciabile, che inciderà nello stile delle composizioni, nella produzione, negli arrangiamenti, nelle tematiche.