“Il Dark Guida alla musica oscura” Ivano Galletta, recensione

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Decadenza, nichilismo e lugubre approccio alla realtà; un nereggiante avvicinamento all’esistenza, in cui l’oscuro colore ridefinisce il simbolo di un lutto antropologico e contemporaneamente la sensazione di non colore, più che mai adatto ad abbracciare (e per certi versi) proteggere un mondo nato dalle presunte ceneri della confusiva anarchia Punk. Un avvicendamento fisiologico, in cui la scoordinata impostazione in battere, apre a sonorità inattese, assestabili tra noise, elettronica e declivio, calmierato da strutturazioni ridondanti ed innovative.

Ecco cosa è il dark, materia prima di questa gustosa dissertazione sui generis curata da Ivano Galletta, abile a fornire ad appassionati e detrattori del genere, una bussola argentea, grazie alla quale orientarsi nelle tenebre espressive di questo particolare libro edito da Il Foglio Editore.

Il Dark, guida alla musica oscura non è un’opera da divorare velocemente, ma al contrario rappresenta, in maniera quasi allegorica, un volume più complesso e completo di quel che dice di essere. Infatti, leggendo tra le righe di questa piccola, ma significativa avventura, emerge un amara ricerca delle claustrofobiche sonorità poste all’interno di labirinto musicale che, ad ogni suo angolo, giunge ad aprire porte sul passato sonoro, attraverso indicazioni web, da ascoltare con una dilatazione di tempi proporzionale alle espressioni autoriali.

Dunque, se volete un libro rapido e indolore non scegliete questo volume, (probabilmente) tradireste le volontà scrittorie dell’autore, attento e determinato a strutturare un sentiero vitale, attraverso l’ infinito dedalo di ogni nota.

In questa oscura guida, Galletta riesce con naturalezza e cognizione di causa ad attraversare il malinconico territorio dark, partendo dai libri della “Genesi” scritti da quei mostri sacri attivi durante le ultime due decadi dello scorso secolo, sino ad arrivare al caso Wave Gotik Geffen, passando attraverso riferimenti essenziali che fungono da corollario a “sapori eterni” e “stanze gotiche”, corredate di una carrellata di piccole immagini atte a ridefinire la conoscenza di una sintetica divergenza estetico-artistica ricca di sfumature dark, ambient, neoclassic, medioeval, electronic, gothic, folk e apocaliptic.

Insomma un libro curato ed emozionale, che ha in sé un unico grande neo: una cover art sapida, la cui lavorazione grafica penalizza il contenuto dell’opera, mostrando un lato retrò mal di lanciato e poco armonico.