“Venom” Andrea Valentini, recensione

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Welcome to hell è un classico! Black metal, speed metal, death metal, chiamalo come cavolo vuoi, ma i Venom hanno inventato tutta questa roba con quel disco!

Sono stati un vero e proprio veleno pece, in grado di raggiungere derivazioni inattese del nereggiante mondo metal. Una band che denigrata da alcuni ed osannata da altri, ha avuto l’ardito merito di costruire una nuova via alla musica, ponendosi come metaforico bridge tra punk, heavy metal, black e thrash. Infatti, non ci sono dubbi sul fatto che i Venom abbiano rappresentato un incrocio nodale per l’evoluzione della musica “del diavolo”. Non certo il diavolo accennato dalla simpatia rollingstoniana, ma neppure quello tetro e perduto di Gorgoroth e Deicide. Un lucifero filmico ed horrorifico in grado di raccogliere le tinte nere dei Sabbath per intercalarne i confini di una perdizione voluta e raccontata senza limiti, che, proprio sulle soglie degli anni ’80, nessuno aveva ancora avuto il coraggio di oltrepassare.

Armi medioevali, borchie, pentacoli e croci riverse. Stava per iniziare una nuova era, breve e folgorante nel suo apice infernale. Un’evoluzione della specie (Kiss, Judas Priest, Motorhead e Black Sabbath), precognizione e previsione di una serie infinita di strutture sonore, che dallo speed giunsero al thrash ed inevitabilmente al black metal, che da sempre li ha accolti come buffoni di corte o germinali padri putativi. Una visione incoerente e divergente che non ha mai portato ad una definitiva determinazione parentale tra i rami genealogici del metal.

A raccontare l’habitat scenograficamente oltranzista dei Venom è Andrea Valentini autore alessandrino abile nel costruire 224 pagine contenutistiche ed emozionali, in cui si intrecciano gli eventi, le immagini e le testimonianze della band di Newcastle Upon Tyne. Un’indagine che disegna i propri nastri di partenza nel 1979 sino ai margini del 1982, escludendo di fatto il seguente periodo cunfusivo. Una tetralogia cronologica raccontata con viva passione ed interesse, in grado di mostrare a fan di vecchia data e a neofiti hmk le fondamenta di un mondo oscuro, in cui Cronos, Mantas ed Abaddon posero le prime pietre sull’altare del metallo.

Il libro, edito da Tsunami Edizioni per la collana Gli uragani, raccogli tra le sue pagine un’analisi straordinariamente definita, curiosa e ben organizzata, mostrando con fluidità narrativa, non solo la genesi della band, ma anche e soprattutto le dinamiche compositive e creative, analizzando dischi, liriche e copertine. Uno studio minuzioso complementato da interviste ai diretti interessati e a coloro che, in un modo o nell’altro, hanno subito il fascino dei Venom. Infatti proprio nella seconda parte del libro il lettore potrà ritrovarsi tra testimonianze d’annata (Quorthon) e dichiarazioni esclusive di Voivod (Blacky) Bulldozer (A.C.Wild e Andy Panigada) e Necrodeath (Peso), senza però dimenticare quel mondo punk hardcore che tanto ha ereditato dal Cronos e compagni.

Ad integrare l’opera, oltre alla più classica delle appendici informative, l’autore inserisce un curioso capitolo intitolato Parole in libertà, nelle cui pagine si celano frasi e riferimenti ad una tra le band più controverse del panorama metal.