Beppe Dettori & Raoul Moretti: cantando Maria Carta

Nuovo disco per il duo Beppe Dettori e Raoul Moretti. Si intitola “(In)Canto Rituale”, in memoria dell’unico libro di poesie edito da Maria Carta titolato appunto “Canto Rituale” da cui i nostri musicano il testo di “Ombre”, unica traccia “inedita” del disco. Per il resto l’opera raccoglie tra le più celebri canzoni dell’artista di Siligo dandone una veste nuova, coerentemente al suono futuristico e sperimentale a cui il duo Dettori-Moretti ci ha abituato ormai da tempo. La tradizione che incontra il futuro, come si dice sempre di fronte a dischi come questo che dalla storia e dal passato pescano l’ispirazione per codificarlo con nuovo suono e tantissima preziosa ricerca. Dunque un lavoro che al di la del suo enorme potere evocativo, segna un passaggio fondamentale per la celebrazione di un capitolo di cultura italiana forse non sottolineato come avrebbe meritato. Ed è questa l’occasione buona per farlo come si deve…

Torna in scena questo duo che si conferma maturo ed equilibrato come aveva già promesso. Si sta sviluppando ulteriormente il vostro suono, le vostre vedute…?
(Raoul Moretti)
Il percorso è sempre in divenire. Ogni volta che suoniamo si consolida l’equilibrio ed alchimia del nostro suono che abbiamo trovato e con cui affrontiamo ogni eventuale repertorio.

(Beppe Dettori)
Ampie…come il suono largo dell’arpa elettrica e i suoi loop, l’overtoones singing della voce e il sostegno ritmico della chitarra acustica. Questa è la nostra idea di essenziale. Potrà avere sviluppi e ulteriori inserzioni di strumenti e voci, ma la matrice è sostanzialmente questa.

Parliamo della produzione. Dalla scrittura alla realizzazione, come si è lavorato?
(Raoul Moretti)
A partire dal precedente lavoro del 2019 che conteneva già delle tracce appartenute al repertorio di Maria Carta, su stimolo della Fondazione Maria Carta e di Undas Edizione abbiamo sentito l’esigenza di dedicare un intero lavoro alla cantante di Siligo. Abbiamo preso il trittico precedente e sviluppato in maniera diverso ogni singolo brano, risuonato altri due brani che erano nel nostro repertorio anch’essi, aggiunto altre due tracce fondamentali del suo repertorio e della tradizione sarda ed in più pensato di inserire un brano originale, musicando la poesia “Ombre”, che apre il libro “Canto Rituale” della cantante.

(Beppe Dettori)
In modo molto naturale. Dal vivo. Come in un concerto. Per ogni brano abbiamo realizzato 2 tracce e poi scelto quelle che ci sembravano più coerenti. Poche prove…Dovuto al fatto di avere avuto una intensa azione concertistica. Poi, chi collabora con noi al suono ha fatto il resto. Emanuele Mocci e Federico Canu, Stefano Lucato e Stefano Casti, Ingegneri del Suono con la “I” maiuscola. Fondamentale ingrediente per la buona riuscita delle nostre performance.

Quanto spazio è stato dedicato all’improvvisazione e quanto invece alla scrittura rigorosa delle parti? Trovo che sia un disco molto istintivo…
(Raoul Moretti)
Sì, è vero. È un disco istintivo proprio per l’urgenza con cui è nato da una parte e dall’altra è anche specchio del nostro approccio dove su una struttura ben consolidata amiamo mantenere una libertà di sfumature lasciate all’improvvisazione. Fondamentale per noi poi per la freschezza di esecuzione dal vivo.

(Beppe Dettori)
Abbiamo prima imparato le opere originali e poi si è passati alla fase creativa e di contaminazione…per noi un autentico divertimento e gioia. Sprigionare fantasia, istinto e tecnica è una cosa meravigliosa, quasi meditativa.

Ripercorrere la carriera di Maria Carta che emozioni vi ha suscitato? Immagino che la viviate in modo diverso… o sbaglio?
(Raoul Moretti)
Per quanto mi riguarda anche se al repertorio della cantante mi ero approcciato da ascoltatore quando mi sono trasferito in Sardegna eh iniziato ad essere affascinato dalla cultura ed identità sarda, è stata una occasione di approfondimento e di immersione nella pura bellezza.

(Beppe Dettori)
Per me è stato ritornare al 1975 quando conobbi personalmente Maria Carta. Avevo 10 anni e prima di allora la musica, il canto e le emozioni che scaturivano da tale espressione mi erano sconosciute, indifferenti. Fece un concerto in chiesa, nel mio paesino, Stintino…, da sola, a voce nuda, intensa, forte, armonica, che me ne innamorai pazzamente. Mi rimase quella sensazione dentro, che ebbe spazio, poi, nell’apprendimento della musica, durante la mia crescita. Fu come la scintilla che accese il mio percorso musicale e che divenne un Mestiere in seguito.

Voglio farvi una domanda spinosa. Nella scena musicale di oggi dove ormai impera una forma canzone diretta e quasi scontata, la vostra ricerca come pensa di dialogare con un pubblico che troppo spesso è schiavo della bellezza effimera?
(Raoul Moretti)
Dialoga con un pubblico che ha ancora voglia di fermarsi, ascoltare ed ascoltarsi , fermare per un attimo il tempo, contemplare, immergersi nel fluire del suono, sentire l’effetto delle vibrazioni sul nostro spirito.

(Beppe Dettori)
Sono convinto che il pubblico non è tutto uguale e che per questo abbia bisogno di diverse proposte da cui attingere emozioni, o qualunque altra sensazione possa dare la musica. E’ un discorso molto ampio che toccherebbe le responsabilità umane e le esigenze commerciali, nonché una certa mentalità oscurata dall’apparenza…ma va bene anche così, vivere l’assenza artistica contro una preponderante proiezione della fake beauty, o finta felicità, porterà, anzi ci siamo quasi, a un RESET. Implosione della nullità noiosa e modaiola e rinascita della ricerca del Bello. Quello che ti porta a far diventare un sogno un mestiere, una missione, un percorso essenziale di vita. Un sentiero che porti ha scoprire il talento che ogni essere umano ha. Artistico o Artigiano. Elettivo o Pragmantico. Filosofico o Matematico. Bello e manifesto, vero e mai frustrato. Perciò ho fiducia nel dialogo con chi non parla il nostro linguaggio e invece trova interesse nella non-omologazione…un percorso lungo e senza aspettative, chiaramente! Ma autentico.