Ecofibra “Maledetto vintage”, recensione

Dopo essermi concesso qualche mese sabbatico torno a parlare di musica, recuperando il disco degli Ecofibra, giovane band rock alle prese con il loro debut album licenziato da AlKa Records Label.

Nati nel 2017 come Power trio, l’ensemble estense arriva a noi con Maledetto vintage, album d’esordio definito da otto tracce che sembrano portare con sé una particolare urgenza narrativa. Il disco, uscito sia in digitale sia su supporto fisico, offre sin da subito la convincente vocalità di Alessia Piva, pronta (Pranzo di critiche) a cavalcare stop and go e filtri, posti su di un mood che mi ha riportato nel mondo Pop Rock dei Litfiba di Mondi Sommersi.

Ma non crediate di aver trovato la quadratura del cerchio, perché vi basterà switchare su Sospesi e sul clapping hands di Fiato corto per rendervi conto di come gli influssi che operano sull’arte compositiva degli Ecofibra siano poco inquadrabili. Infatti, è proprio questo interessante e continuo cambio direttivo (Noia maledizione e Miracolo) che definisce i contorni di un disco che meriterebbe  un’attenzione purtroppo dispersa in un eccessivo oceano di proposte usa e getta.

Pertanto, se avete tempo e voglia di ascoltare con attenzione musica nuova,  questo disco potrebbe essere il giusto punto da cui ripartire.

Tracklist

  1. Pranzo di critiche
  2. Sospesi
  3. Abituata
  4. Fiato Corto
  5. Buio
  6. Basterai
  7. Noiamaledizione
  8. Miracolo