Repetita iuvant “3+1”, recensione

Si definiscono una band post-postista, si chiamano Repetita iuvant, arrivano da La Spezia e tornano sugli scaffali delle nuove proposte con un etero e desertico EP, conseguenza lineare di 3  (il precedente extended played), ulteriore cardine musicale, pronto a portarci verso l’idea  di chiudere il magico triangolo con un atteso Long Playing d’esordio.

Figli di Ulan bator e Philip Dick, il trio stimola ad un attentivo ascolto, attraverso sezioni strumentali, in grado di raccontare le proprie note mediante ambienti estensivi (Sagiadi). Habitat popolati di indefiniti personaggi portanti, pronti ad accompagnarci attraverso praterie sonore (Polloni), che finiscono per citare indirettamente GSY!BE e If these trees could talk, attraverso un uso crescente ed evocativo di synth e batteria, su cui la voce narrante della sei corde ci impone di perderci in una realtà distaccata e nuvolare.

 

 

L’album, licenziato dalla Loudnessy Sonic dream, trova alimento nella reiterata rete sonora di Metloping, in cui riverberi e loop ci invitano alla conclusione di Piuno, registrata con 4 microfoni ambientali a servizio della lunga suite, in cui l’anima free sembra schiudersi da un’opera di David Lynch, ponendosi così come naturale mantra espressivo, che può raggiungere il proprio calore evocativo solo sotto la puntina del giradischi.

 

Tracklist

  1. Sagiadi
  2. Polloni
  3. Metloping
  4. Piuno