Tiberio Ferracane: ascoltando “Magaria”

Quante emozioni cariche di attesa dentro il nuovo disco di Tiberio Ferracane. Si intitola “Magaria”, che in siciliano ci traghetta dentro sensazioni di magia, di ritualità ma anche di speranze e di visioni future. Apotropaico il disco, il suo DNA, nostalgico il suono e le sue tante rifiniture che ci regalano sensazioni di shuffle fumosi, di jazz urbani, di una canzone d’autore anacronistica che molto deve alla narrazione francese e a quel certo modo di farsi ostile, cavernosa, arrogante di alcol e romantica di luna.

“Magaria” nasce tra le mani di un artista importante come Philippe Troisi venuto a mancare troppo presto per vederne la luce. A lui Ferracane dedica l’intero lavoro che si apre e si chiude proprio con “Valse à Rocco” e poi divide il viaggio in 14 altre canzoni, di cui la metà sono proprio omaggi, non solo a Troisi ma anche a grandi com Modugno, Celentano e altri pilastri della nostra storia. E poi questa voce intonata e bella che ha Ferracane, la mescola con metriche africane e calori sudisti per tessere la storia di una vita, dei suoi genitori, di una geografia che dall’Africa arriva a Torino passando per la Sicilia, rigorosamente via mare se possibile. Nenie e preghiere laiche come “Dall’altra parte della notte” segnano un passo oltre nella narrazione, brani come “Vento di scirocco” davvero dipinge con immortalità il dono primo della vita, questo meraviglioso veleggiare e la ricerca di un capitano che somiglia più ad una soluzione che a se stessi. Le seduzioni rosso vestite o di case sognate restituiscono ritmo di tango argentino ma anche intime trasgressioni a questo lavoro che di certo non cerca alcuna somiglianza se non allo stile a cui certifica appartenenza.

Tiberio Ferracane compie un piccolo miracolo in questo tempo digitale dentro cui tutti è possibile: e sinceramente un disco così ben prodotto, dentro cui anche i martelletti del pianoforte sono parte integrante della narrazione, direi che è cosa rara da avere soprattutto dentro produzioni “minori” del mercato musicale. Ed è sempre la solita storia: ormai è dentro l’ombra che scopriamo la vera luce della musica italiana.