Storia del Jazz – Capitolo 1 – Introduzione.

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Accingendosi a narrare una sorta di storia del jazz più o meno dalle sue origini ogni persona assennata dovrebbe evitare di sobbarcarsi l’immane peso di una tradizione seppure “solo” poco più che centenaria, per non rischiare di rimanere completamente annientati da tale mole culturale. Tutti i più diligenti critici e storici del mondo hanno infatti optato sempre per soluzioni più agevoli, come prendere in esame solo certi periodi o solo certi musicisti. Quelli che prima di ora si sono avventurati in questa immensa crociata cercando di abbracciare tutto lo scibile jazzistico in un solo sguardo o erano dei veri, profondi conoscitori dell’argomento (magari musicisti essi stessi – vedi Gunther Shuller), o dei sedicenti studiosi poco edotti in materia che, nel migliore dei casi, hanno realizzato dei simpatici quanto inutili “Bignami” di storia del jazz. Non sentendosi purtroppo, chi scrive, nella prima categoria (anche per motivi anagrafici), ma neanche nella seconda fortunatamente, nel suo incontenibile egotismo ha deciso di presentare una sua personale visione di tale storia del jazz da un particolare punto di vista: quello dei contatti con l’Africa.

Qualcuno obietterà immediatamente che il sottoscritto avrebbe solo realizzato la scoperta dell’innalzamento della temperatura dell’acqua!

Ebbene, non negando affatto tale assunto – e del resto lo stesso grande Edward “Duke” Ellington soleva dire che: “Sto scrivendo musica africana da trentacinque anni” – in questa sede si vuole insistere proprio sugli influssi culturali con cui l’Africa si è manifestata agli occhi degli artisti che hanno reso eterna questa musica e prendendo in considerazione anche alcuni aspetti extramusicali che hanno comunque contribuito allo sviluppo del jazz.
Volendo anticipare dunque metodologie di analisi e argomenti che si andrà trattando, si dirà subito che una prima parte sarà dedicata in specifico alla musica nera americana, lasciando spazio a disquisizioni riguardanti sia musicisti della tradizione, che più di altri sono risultati sensibili ai richiami dell’Africa – quali appunto Ellington, John Coltrane – sia artisti a noi più vicini temporalmente, che anzi hanno portato come vero segno di distinzione il loro legame musicale – e non solo- con il continente africano; si pensi ai grandi pianisti, tuttora viventi, Abdullah Ibrahim e Omar Sosa, nonchè al compianto trombettista Lester Bowie.

La seconda parte prevederà invece alcune riflessioni stilistiche su un’altra arte, vicina alla musica jazz come vedremo, ma con una sua precisa identità estetica, il cinema. Verranno presi in esame alcuni importanti film di Spike Lee e un lavoro del regista americano di origini greche John Casssavetes, Ombre, per motivi che successivamente spiegheremo.

La terza e ultima parte riguarderà la letteratura, che da sempre e in ogni società costituisce l’ossatura intellettuale; in modo particolare analizzeremo due capolavori narrativi di una tra le più autorevoli scrittrici nere del Novecento, il premio Nobel Toni Morrison; parleremo di Amatissima, e di un altro suo affascinante libro dal titolo – non casuale!- Jazz.

I miei ringraziamenti più sentiti vanno ad alcuni autori in particolare, che, con alcuni loro testi, mi
permettono di scrivere questa mia modesta sintesi storica sul jazz e che tengo di fronte a me
costantemente:

Luigi Onori: Il jazz e l’africa
Leroi Johnes: Il popolo del Blues
Gunter Shuller: Il Jazz, il periodo classico – L’era dello Swing

A presto!