“Assetati di Sangue”, Trevor. Shatter Edizioni

Da qualche settimana la Shatter Edizioni ha licenziato l’esordio letterario di Trevor, storica voce dei Sadist. Dopo l’infausto incontro con il Covid-19, il poliedrico artista genovese (o meglio… rossiglionese) prosegue il suo cammino vestendo i nuovi panni di scrittore.

L’opera, fortemente voluta da Alessia Urrata, va ad arricchire il catalogo dell’editore attraverso un aberrante itinerario, in grado di ricostruire una sincrasi tra sentori metal, realtà e pellicole horror. Un triangolo crudo e diretto, in cui la realtà funge da vertice portante. Infatti, Assetati di sangue, racconta la genesi di 45 serial killer, e lo fa attraverso la voce fuori campo del suo autore, pronto ad invitarci a scorrere questa collezione di allucinanti orrori.

Lo stile scrittorio, asciutto e diretto, riuscirà, di certo, a coinvolgere il lettore, facendogli (probabilmente) credere di essere all’interno di un film di Tobe Hooper o immerso tra le sonorità liminari dei Mortician, ma… presto, vi renderete conto che, per quanto folli, le parole narrate appartengono al lato oscuro della realtà. Sarà così che incontrerete Andrej Romanovich Chikatilo, vedrete l’orrore riemergere dal fiume Leine, proverete disgusto immaginando i piatti serviti da Karl Denke e raggiungerete il semplice brivido al cospetto di John Gacy.

Un viaggio infinito, in cui la galleria degli orrori si posa con attenzione anche sul panorama italiano, dalla cui memoria riemergono narrazioni sconvolgenti.

Il saggio, scritto con accortezza e passione, non manca poi di giocare con inevitabili e diretti riferimenti alla musica estrema e alla cinematografia horror, mostrando come la realtà sia spesso più assurda di una qualsiasi traccia degli Infected flesh.

A complementare il volume, infine, Trevor porta con sé un personalissimo tocco creativo, regalando al lettore una lirica per ogni capitolo, in cui l’autore gioca con le parole per raccontare gli eventi, riuscendo così a mitigare l’orrore della realtà, fingendo una transazione al narrato artistico.

 

Ora, però, lascio volentieri lo spazio alla voce narrante; infatti, a breve, avrete modo di leggere un’interessante intervista che Mr.Trevor ha gentilmente rilasciato a Music on tnt…buona lettura.

Frontman, attore, scrittore, rock deejay, ma chi è veramente Trevor e cosa vuole fare da grande?

TREVOR: Sono una persona che vive di emozioni, che si pone degli obiettivi e che gioisce al raggiungimento degli stessi. Odio stare fermo, la mia vita è in continuo evoluzione. Cimentarmi sul set di un film, così come scrivere un libro mi hanno dato nuovi stimoli. Sono un eterno sognatore non svegliatemi adesso… pensare a cosa farò da grande?? Per questo c’è ancora tempo.

 

Seguendo i tuoi passi mi sono chiesto se Roberto Traverso esistesse ancora e se comunica con il suo alter ego…Roberto cosa ne pensa di Trevor?

TREVOR: Bella domanda, per tutti sono Trevor! Il mio nome e cognome mi portano indietro alla mia infanzia, che in tutta onestà non è stata per nulla semplice. Credo di essere una persona buona, posso camminare a testa alta, non ho mai fatto male a nessuno.

 

Quando recensisco dischi, inizialmente, la mia attenzione si posa sempre sul lavoro di cover art da cui tutto parte. Assetati di sangue si veste di una buona opera grafica figlia degli anni ’80. Come siete arrivati a questa scelta?

TREVOR: Per ‘Assetati di Sangue’ volevo una cover che riprendesse in mano sia la cinematografia horror/thriller di quegli anni, sia quell’epoca, che con tutta probabilità è il periodo dove i serial killer sono giunti al culmine della notorietà. Non ho dovuto faticare, il grafico della Shatter Edizioni (Dario Ursino) ha capito subito cosa volevo e dopo aver dato lui le prime indicazioni di massima mi ha presentato quella che sarebbe stata la cover, non ho avuto dubbi, aveva fatto centro!

 

Come è avvenuto l’incontro con Shatter Edizioni?

TREVOR: Ho iniziato a scrivere ‘Assetati di Sangue’ cinque anni fa. Inutile dire che la scrittura è stata interrotta diverse volte, tour Sadist e attività in studio i colpevoli.. Durante il lockdown sono riuscito a chiudere gli ultimi capitoli e subito dopo mi sono messo alla ricerca di una casa editrice. Ho iniziato un discorso con tre diversi editori, ma in tutta onestà i ragazzi della Shatter mi sono sembrati da subito quelli più determinati. Arrivare alla firma del contratto è stato il successivo passo. Sono contento di aver fatto questa scelta, abbiamo fatto un gran lavoro di squadra.

 

Quanto è durata la fase di realizzazione?

TREVOR: Come detto la stesura è iniziata nel 2015, certo ci sono giornate che ti trovi a scrivere, buttare giù idee senza sosta, altre in cui sei meno libero mentalmente. Credo che dire con precisione quanto tempo porta via scrivere un libro è davvero difficile. Come sempre ci vuole passione, determinazione, dedizione in quello che si fa, non ci sono strane alchimie o particolari segreti, il lavoro paga sempre.

 

Hai ammesso un datato e particolare interesse per la tematica legata ai serial killer, da dove e da quando arriva questa tua curiosità?

TREVOR: Da 30 anni mi occupo di serial killer, è uno strano interesse, lo riconosco. Sapevo che il primo libro sarebbe stato inerente a questo tema, da anni mi documento attraverso lettura di saggistica sui killer seriali, documentari, film, era un passaggio questo, quasi scontato.

 

Il libro sembra andare molto bene. Ti aspettavi questo successo?

TREVOR: In tutta onestà ti dico NO. Mai mi sarei aspettato che ‘Assetati di Sangue’ raccogliesse così tanta curiosità e interesse. Io sono un pessimista di natura e quindi non faccio testo, tutto vero, ma una cosa è certa, partire in sordina ti fa godere appieno i risultati vincenti.

 

Alla fine di ogni capitolo il lettore potrà trovare qualcosa di speciale… puoi dire di più in merito?

TREVOR: Quando ho iniziato a pensare di scrivere un libro di saggistica sui serial killer, di certo non pensavo a interpretare o cambiare la storia. Purtroppo si tratta di vicende realmente accadute, tuttavia volevo personalizzare la cosa, giusto da rendere il libro più accattivante. L’idea di chiudere ogni capitolo con una poesia è venuta fuori in maniera molto naturale. Molte persone che hanno acquistato il libro si sono complimentate per questo, sono felice!

 

Non è che stai pensando ad un concept album?

TREVOR: Diverse volte in passato, come forse sai, ho scritto album incentrati su di un unico argomento. Di certo non sarebbe una novità: Season in Silence, Hyaena, Spellbound dei Sadist, ne sono la conferma. In realtà anni fa con il nostro side project The Famili, era uscito un concept album sui serial killer. E’ un argomento che mi suscita interesse e curiosità da tanti anni e non escludo che in futuro ne possa parlare ancora, anche attraverso la musica.

 

Tra le righe del narrato, a tratti, il tono alternato tra l’austero e il colloquiale mi è quasi apparsa come la voce fuori campo di un film slasher. Quali sono le tue fonti di ispirazioni scrittorie e registiche?

TREVOR: Sono molti i registi e scrittori che adoro. Tuttavia non mi sono ispirato a qualcuno in particolare, preferisco trovare ispirazione dall’immaginazione e dai luoghi in cui vivo. Devi sapere che per me la natura gioca un ruolo da protagonista. Riesce a essere compagna, amica fidata, ma altrettanto oscura e misteriosa. Il silenzio che avvolge i miei boschi è la colonna sonora dei miei testi.

 

Divorando il tuo libro con gli occhi di chi ha già letto molte opere sui generis, rispetto ad altri saggi ho trovato una piacevole attenzione nei confronti di sintesi e chiarezza. A tuo avviso quale può essere il target di riferimento?

TREVOR: Grazie, sono soddisfatto. Credimi non ho assolutamente la presunzione di poter cambiare o aggiungere qualcosa a quanto è successo. Ho cercato di andare a fondo nei tristi e singolari racconti. Le schede di questi personaggi sono interessanti ma altrettanto brutali. Se per target di riferimento intendi quali sono le prime avvisaglie, conosciamo la triade di Mac Donald, le infanzie difficili, madri autoritarie, storie di alcolismo, di droga. Tutto ciò contribuisce all’esplosione, anche se: desiderio di infliggere male, predare e uccidere sia qualcosa di connaturato.

 

La descrizione di alcuni atroci fatti mi ha riportato alla mente il mondo di Cannibal Corpse e Vulvectomy. Quale rapporto intercorre tra il sangue narrato nel tuo libro e quello che popola le estremità del metal?

TREVOR: Amo i Cannibal Corpse! Il legame tra serial killer e musica estrema è un passaggio naturale. Il nostro amato metal, da sempre è considerato come la musica del diavolo, del male, i serial killer invece sono il male sulla terra, il connubio era quasi scontato!

 

Arrivato all’ultimo capitolo ho avuto l’impressione di non essere alla fine di questo tunnel orrorifico. Dì la verità…stai ipotizzando la pubblicazione di un secondo volume?

TREVOR: Una cosa è certa, mi sono divertito, appassionato nella scrittura, credo ci saranno altri volumi. Oggi non saprei dire se racconterò altri serial killer, mi piacerebbe cimentarmi in un romanzo. Certo se volessi parlare ancora di pluriomicida, il materiale non mancherebbe, anzi, ci sarebbe quello per riempire un’intera enciclopedia.

 

Andando off topic…volevo porgerti una domanda sul Metal Valley Open Air: due edizioni straordinarie e poi? Cosa è successo?

TREVOR: Grazie davvero per le belle parole. Attraverso Nadir Music abbiamo realizzato due edizioni estive e una in inverno. Ho avuto l’onore di portare al mio paese natale band importanti, tra queste: Deicide, Entombed, Belphegor, Rotting Christ, Obscura… il Metal Valley era il nostro giocattolo. Cosa è successo? Tanti festival nel corso degli anni sono stati fagocitati da open air più grossi, lo spazio per tutti nel nostro paese purtroppo non c’è e in tutta onestà prima di finire con un brutto ricordo abbiamo deciso che forse era meglio fermarci per qualche anno. Tuttavia non è un addio, l’intenzione di riprendere in mano il discorso c’è sempre, certo, parlare oggi di festival forse fa sorridere, ma nutro la speranza che prima o poi la pandemia conoscerà la parola fine.

 

Cosa c’è dietro l’angolo per i Sadist? E tra le fauci dei Wolves?

TREVOR: Recentemente in casa Sadist sono cambiate alcune cose. La line-up è stata rinnovata, sono entrati due amici/musicisti stranieri, Jeroen Thessseling già bassista degli Obscura e Pestilence e Romain Goulon, batterista dei Necrophagist. Si tratta di due musicisti tecnicamente molto preparati. Durante il primo lockdown, io e Tommy ci siamo messi dietro a nuovo materiale, in seconda battuta lo abbiamo sottoposto a Jeroen e Romain, che si sono messi al lavoro. Inutile dire che sta venendo fuori un album molto tecnico, ma al tempo stesso brutale. Attualmente stiamo curando gli arrangiamenti, ci sarà poi un tempo dedicato al mixing e mastering. Vogliamo fare un grande disco, richiederà parecchio tempo e un lavoro certosino, anche in fase di post produzione, nulla sarà lasciato al caso. Per Trevor and The Wolves il discorso è differente, essendo un mio progetto solista, l’intenzione è lavorare nelle pause Sadist. Come si suol dire, non voglio mettere troppa carne al fuoco, un passo alla volta.

Grazie per questo spazio, un abbraccio a te e tutti i lettori.

In alto il nostro saluto, Stay Brutal \m/

Trevor Sadist