Fononational “Una sera”, recensione

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Un elegante digipack, marchiato di candido bianco, scrigno di un booklet semplice, lineare ed in armonia con la solarità jazz che viene proposta da questo quartetto lombardo. Un double-album che offre un passeggiata tra le linee dolce ed incantevoli della femminea voce di Paola Azteni, che, lasciati gli sguardi bossa nova e le note introverse, si porge all’ascolto attraverso questo nuovo Una sera, disco presentato proprio oggi, 13 gennaio 2012, alla Salumeria della Musica di Milano, con un live che si preannuncia intenso e piacevole, proprio come il sofistico full lenght dell’ensemble.

I Fononational ad oggi rappresentano un curioso ed abile meltinpot sonoro, stimolato dall’incredibile serie di impulsi pregressi che i membri portano in dote all’interno delle eleganti partiture proposte. Le collaborazioni che si nascondono dietro ad ognuno di loro, si pigmentano di luci new jazz, musica contemporanea, anime cantautoriali e fusioni soniche elitarie, capaci di vitalizzare arrangiamenti talvolta arditi, che propongono un altalenante buona riuscita, nonostante alcuni trattamenti meno convincenti.

La voce patinata di Paola si offre all’andamento passato di Vivo, traccia sussurrata che dipana dosi di intima musicalità, tra i tasti bianchi e neri capaci di far perdere l’orientamento delle strofe dipinte dai colori della tromba. Se poi episodi come Sei contribuiscono all’incontro tra l’easy listening poppeggiante con idee limitanti, la via migliora immediatamente con La strada, in cui l’ottimo arrangiamento dona delicatezza cantautoriale al brano. Tra gli inediti l’ensemble offre anche la recitativa titletrack e la bellissima Primavera, poetica altalena di parole da ascoltare nella quietezza del cuore.

A completare i circa sessanta minuti di galanti note sono alcune cover di brani storici della musica leggera, come la riuscita Figlio unico, da cui trapelano accenni bossanova e l’ipnotica Estate, più vicina alla versione di Mauro Ermanno Giovannardi, che all’originale di Bruno Martino. Meno convincenti invece sono la ritmica di La collina dei ciliegi e soprattutto il blu raccontato da Modugno, reinterpretato in vanoniana versione, incapace di amalgamare l’istinto vocale con lo sfondo musicale troppo distaccato.

Nonostante qualche sbavatura concettuale il disco comunque apre a sensazioni nobili, impreziosire dalla musica visiva del dvd, su cui ritroviamo le reprise live di alcuni brani immortalati da un buon montaggio on stage, vissuto ed interpretato dalla band in maniera genuina. Immagini che si sovrappongono alle note in condotta efficace abili ad accrescere il desiderio di vivere live le note dei Fononational.