I Plebei “Velo S Velo”, recensione

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Folk puro. Attenzione! Se non gradite sonorità Bandabardò e Mcr… lasciate ogni speranza e andate oltre. Qui troverete fisarmonica, ritmi danzanti, corretti facili, rime e strappi in levare. Tutti elementi tipici e connotativi di un genere che non seguo ormai da molti anni per una scelta soggettiva. Ma… questa mattina plumbea di fine primavera mi sono ritrovato a dover gestire la necessità di danzare lasciando da un lato i miei amati ritmi oscuri e malefici.

Si chiamano I Plebei, nascono nel 1996 e dal vivo spaccano e divertono, proprio come accade con il disco che ho sottomano: Velo S velo. Un nuovo lavoro spinto da una particolare urgenza narrativa, in cui la ricerca della verità, a tratti velata, definisce i contorni di un viaggio introspettivo, ricco di metafore, simbolismi e illusioni che trovano le prime mosse nelle introduttiva Mangiafuoco, impeccabile incipit in grado di raccontare con lievità e chiarezza il quintetto trentino. Un groove piacevole e espressivo che si palesa sin dal trainante sorriso di Reale nella quale i graffi vocali di Vincenzo Palombo mostrano la propria qualità, qui mescolata a crepe vintage, richiami jazz e la necessità di danzare liberamente senza pudore. Una piacevolezza che ci traina verso “orientaleggiamenti” e ritmi cadenzati che proprio come in Incubo osservano il mondo d’oltralpe attraverso una marcata linea di basso, pronta a guidare attrattive retrò.

A chiudere il breve Ep è infine il giocoso stornello della Canzone nel cassetto, semplice divertissement piacevolmente slegato dal contrabbasso spensierato di Malvivendo, amaro sfogo emozionale in cui l’eleganza del tango ravviva rimandi anni 60.

Insomma, un disco che, anche grazie all’ottimo lavoro di illustrazione curato da Nadia Groff, mi ha riconciliato con un genere che amo e al contempo mal sopporto.

Tracklist
1. Giocofuoco
2. Realè
3. Malvivendo
4. Incubo
5. Canzone nel cassetto