Persiana Jones. Una vita Fantastica

Siamo ancora qua

I Persiana Jones, in un certo qual senso, mi hanno salvato la vita. Era il 1997 di Brivido caldo e il mio essere giovane adulto, in allora, era stato destabilizzato da uno tsunami emozionale, che stava portandomi alla deriva. A tenermi a galla furono i ritmi in levare degli Statuto e dei Persiana Jones, senza i quali, probabilmente, avrei fatto scelte sbagliate.

Pertanto, considerando l’incipit, appena realizzato che la UAZ Records stava per tornare alle stampe con una nuova release marchiata Silvio e Beppe Carruozzo, non ho avuto dubbi sulla necessità di scriverne, perché rivedere la band piemontese nuovamente in azione con un full lenght atteso 16 anni, be’ non è una cosa da poco.

Il nuovo album, proposto in digipack ad apertura, porta sul piatto 13 tracce che, tra reprise featuring e covers, ci restituisce una band (grazie al cielo) in salute, pronta a festeggiare il 35esimo anno di attività sul palco, habitat naturale di un esemble sempre pronto a conquistare nuovi territori.

La tracklist, ricca di influssi diversificati, mostra sin da subito i veri Persiana Jones, non solo quelli della trilogia iniziale, a mio avviso inarrivabile, ma anche quelli che, virando verso il Pop Punk hanno giocato con i suoni di Agarra la onda e Just for Fun.

Ad aprire la nuovo uscita è Non puoi fermare il tempo, un anthem tipicamente Persiana; un gioco di memorie, dalle quali partire per guardare avanti, consapevoli che il panta rei muta il proprio passato, facendo del presente un nuovo mondo da vivere. Un passato che torna in Dove sarai, traccia in featuring con l’amico Madaski, voce posta al servizio di un animo punkettone, qui alimentato da veloci plettri e un battito alle pelli, figlio delle nuove ondate anni ‘90.

La setlist si impreziosisce poi con la spigolosa Come posso ancora crederti, che vede (finalmente) andare in porto un atteso duetto, quello con i Punkreas, che anticipano Non saremmo,  composizione che ospita Andrea Rock, voce graffiata di Virgin Radio. La traccia veleggiando verso un rock in battere, di certo diventerà un must in presa live.

Torniamo poi al mood ska con Meglio che puoi e Solo un ricordo, con le quali vi sarà difficile non iniziare a muovere il gomito ad angolo. I featuring continuano poi con il pogo allegro e danzante di Per quanto tempo ancora, realizzata con Sergio Berardi, che porta con sé blande venature Country folk, e Via di qua con Nitto  e DJ Ciaffo, bravi a portare il disco verso suoni più ruvidi, piacevolmente inquinati dallo stretching.

L’apice del nuovo ritorno, però, a mio avviso si ritrova nel dittico La fine della chemio e Dedicato a te: due diversificati valori aggiunti. La prima traccia è una riuscitissima cover; un nuovo sentito omaggio Elisabetta Imelio, scritto da Gian Maria Accusani (per i suoi Sick tamburo) qui ospite d’onore assieme a Bunna. Il secondo tassello emozionale, invece appare come uno sguardo sul percorso artistico, possibile anche grazie ad un fedele, numeroso e indefesso sotto palco.

A chiudere il cerchio, infine, troviamo la trainante Empatia, in puro ska, e la reprise in versione alternativa di Non puoi fermare il reggae.

Insomma, siamo di fronte a un disco fisiologicamente più maturo, in cui le tematiche incentrate sul tempo passato appaiono il fulcro attorno al quale inevitabilmente gira il nostro secondo tempo! Un disco in cui entrare piano piano, facendoci trainare da ritmica, arrangiamenti e impronte sonore che (almeno a me) sono davvero mancate.

Bentornati Persiana Jones.