Metallica-72 seasons recensione

Chiarimento propedeutico

Ho amato i Metallica, ho disprezzato i Metallica, ho riscoperto i Metallica.

Incontrati per la prima volta nel 1984 all’età di 10 anni i Metallica hanno instillato in me linfa vitale sino a …And Justice for all. Mi hanno destabilizzato con il Black album e mi hanno disgustato con Load, Reload, St.Anger, oltreché per la querelle contro Napster e per il loro voler inseguire un suono ed un look imbarazzante (1996) e commerciale.

Così, dopo aver voltato le spalle alla band, sono tornato ad un ascolto attentivo grazie a Death Magnetic e Hardwired… to Self-Destruct, con i quali ho preso confidenza negli ultimi anni.

Ma perché iniziare la recensione di 72 Seasons con un narrato soggettivo di chi scrive?

Fondamentalmente perché ciò che scriverò è figlio di questo ciclotimico amore-odio che ho provato per Hetfield e soci, e non vorrei che si pensasse che quanto scritto sia dovuto ad una banalizzante filosofia del “Eh ma il thrash di Kill’em all…è ben distante”, oppure del “Eh ma ormai pensano solo allo show business”.

Sono obiettivamente stufo delle prese di posizione limitate e limitanti, dei commenti negativi a prescindere o al contrario del voler per forza di cose incensare la storicità di una band. Non si può oggi pretendere il tempo lontano.

72 Seasons – L’ascolto

Sono passate 19 stagioni dall’ultima fatica della band losangelina, che arriva oggi sugli scaffali con un album atteso e piuttosto in linea con le aspettative.

L’album, trainato dall’uscita di tre singoli, si offre a un target piuttosto vasto, vestito di una sincrasi emozionale di rock, heavy e blandi accenni thrash, che definiscono le 12 tracce un disco godibile e ragionato. Nato tra le nebbie del lockdown, questa dodicesima fatica, offre 77 minuti di musica (troppi a mio avviso, e lo avrei detto anche negli anni ‘90) nascosti dietro ad una cover art impeccabile. La copertina, dominata dall’alternanza giallo e nero si mostra perfetta metafora a quanto dichiarato in merito alla titolazione, che sembra far riferimento al numero di stagioni che separano la prima infanzia dalla maggiore età. Un lasso di tempo lungo e periglioso, in cui il nostro io si costruisce, si destruttura, muta e ricorda.

E proprio da quelle sbarre spezzate che sembrano ripartire i quattro four horseman (mi ero promesso di non usare questa definizione, scusate, non ho resistito); infatti, il nuovo mondo dei Metallica trova un nuovo inizio proprio con la titletrack, un vero e proprio anthem, in cui un suono oscuro apre in incipit l’attesa composizione. Otto minuti definiti da un meccanico e ridondante pattern dal quale si dipanano riffing avvolgenti e cambi direttivi.

L’imprinting, sin dalle prime note, sembra essere quello degli ultimi due album: una sincrasi tra potenza esecutiva, cura ossessiva del suono e voglia di guardare oltre.

L’album si sviluppa poi su aperture armoniche (Shadows follow) e sguardi speed trash (Lux Æterna),

posti tra l’heavy rock di Screaming suicide e You must Burn!, brani che trovano nei passaggi cupi le narrative  nebbie di un lato A che non lascia delusi, ma neppure sorpresi.

L’Interessante arrangiamento di Chasing Light, di certo tra le tracce più interessanti del disco, lascia poi il posto a un granulare e polveroso andamento, che ci invita ad attraversare “l’oscurità” (prima) e i passaggi di Too far gone? (poi), impeccabile composizione in cui le emozioni e il mood sembrano spingersi verso un’accelerazione necessaria (Room of Mirrors), che trova il suo culmine nella lungo atto terminale: Inamorata, un brano in cui entrare gradatamente nonostante le sue sovrabbondanze.

Conclusione 

Non so quale sarà la vostra conclusione dopo l’ascolto di questo 72 seasons, la mia è quella di essere di fronte ad un disco che letto oggi non nasconde sguardi passatisti, ma non sembra volerli inseguire, pur non dimenticando il retroterra esperienziale di quattro decadi di arte sonora.

Tracklist

01. 72 Seasons

02. Shadows Follow

03. Screaming Suicide

04. Sleepwalk My Life Away

05. You Must Burn!

06. Lux Æterna

07. Crown of Barbed Wire

08. Chasing Light

09. If Darkness Had a Son

10. Too Far Gone?

11. Room of Mirrors

12. Inamorata